tocco magico
Juventus, Paulo Dybala come Platini: l'Europa insegna che serve un'altra mentalità
Paulo Dybala e Josip Ilicic, a circa 180 chilometri di distanza, segnano nello stesso istante. Con il mancino e, nel caso dello sloveno, con la complicità di De Gea, portano in vantaggio rispettivamente la Juventus e l'Atalanta. Sono i numeri dieci di nome o di fatto che offrono i "numeri" richiesti dalla Champions, quelle giocate superiori che trasformano le azioni in gol e i gol in punti. Il giocatore dal tocco magico e dal pensiero laterale è ciò che manca alle squadre italiane. Sono rari, sono pochi. Dybala, dopo un inizio tracotante da capitano e leader di una Juve in ritiro spirituale (e chissà se anche tattico), segna il gol numero 105 in bianconero (come John Charles all'undicesimo posto) ed esulta come Platini nell'Intercontinentale 1985: è una dedica perché ha appena superato Le Roi nella classifica dei goleador bianconeri. Così ricorda che anni fa di questi dieci ce n'erano di più e che ora si fatica a proporne uno. La struttura di squadra, l'equilibrio, la resistenza servono, ma non bastano, soprattutto in Europa. L'Atalanta ha tutte queste doti, ben più del Manchester United, che dal canto suo ha in dote un talento molto più diffuso.
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Infatti pareggia con Cristiano Ronaldo, sempre lui, come all'andata, su sopraffino assist di Bruno Fernandes, nonostante la squadra sia messa in campo un po' così. Ma quando hai qualità in abbondanza, basta restare aggrappati alla partita che prima o poi qualcosa succede. È la fede di Max Allegri, la tattica come sottofondo musicale utile ai solisti per esprimersi, ma la Juventus non ha più la qualità nelle dose massicce di qualche anno fa. Serve un atteggiamento propositivo in attesa di un gioco codificato, come visto per metà primo tempo e per tutta la ripresa: la disattenzione di Bonucci, che goffamente segna nella porta di Szczesny, è l'eccezione nella miglior Juve stagionale. Promemoria: l'esempio non è più nella BBC, o quel che rimane, ma lo sono Dybala, il cui rinnovo andrebbe sistemato quanto prima, e Chiesa, l'unico che ha voglia di incidere anche quando non brilla.
Detto che il rigore da cui nasce il 2-1 non esiste, l'azzurro cerca e trova il 3-1 a testa bassa dopo un'ora in cui non tutto riesce, in uno di quegli assoli che cerca Allegri. Lo Zenit è così archiviato come la qualificazione agli ottavi. Allegri ora guadagna tempo per trovare un'idea di squadra. Quella più rapida è portare la palla a Dybala tramite Chiesa, liberando McKennie. Ma che si pressi, almeno un po'. L'Atalanta invece è un'idea così compiuta che lo United in confronto pare un piccolo Psg, insieme di stelle la cui somma non fa una squadra. Peccato che qualità di Ilicic sfumi e non basti Duvan Zapata, trascinatore non solo per il 2-1, per compensare Cristiano Ronaldo. Che a proposito di colpi fuori contesto, tocca due palloni e segna due gol. È 2-2, ma da recriminare la Dea non ha nulla. Solo l'assenza di un Ronaldo nella sua rosa. Serve ora una vittoria sullo Young Boys: basterà un'Atalanta normale.