Il commento
Campionato spaccato, c'è già troppa voglia di accontentarsi
Ad un terzo del cammino il campionato ha preso una forma vicina a quella definitiva e pronosticata. Il Sassuolo battendo la Juve si erge a prima dietro le grandi, come negli ultimi tre anni, e traccia la linea di confine tra le posizioni per l'Europa e tutte le altre, che al massimo si accontenteranno di un'annata tranquilla. L'eccezione è la Fiorentina, intrusa tre le sette, ma una in più non modifica la sostanza di un torneo equilibrato al ribasso. Lo dimostra l'Atalanta che al posto di sprintare verso la vetta nell'anno in cui è l'unica tra le prime a rafforzarsi sul mercato si stia arrampicando ad un quarto posto in linea con le sue attese e con i suoi desideri ma non oltre. C'è imperfezione ovunque. Nella Juve è evidente. Non manca la squadra, manca un obiettivo. Ora deve pensare solo al quarto posto: se pensa allo scudetto rischia di smarrirsi. Anche nel Milan (ufficiale il rinnovo fino al 2024 di Kjaer, leader del presente e del futuro rossonero) e nel Napoli, prime della classe, ci sono difetti. La differenza è che i rossoneri ne sono consapevoli, il Napoli invece sta vivendo l'illusione di essere perfetto. Ma i problemi arriveranno e Spalletti dovrà essere poco Spalletti. Intanto non andrà in panchina per squalifica come Gasp, Mourinho e Inzaghi. Quest' ultimo ha osservato da lontano un'Inter padrona del campo e dell'Empoli, seppur alle prese con una transizione forse finora sottovalutata. Il modulo è rimasto uguale ma Inzaghi non è Conte e non sono identici i giocatori. L'Inter ha perso qualche grammo di intensità e non sempre compensa con il nuovo gioco, per cui serve qualità tecnica che in alcuni uomini manca. La migliore notizia per il tecnico è che la bella vittoria a Empoli arriva con molte riserve in campo, come Dimarco che aveva una manciata di punti da farsi perdonare e D'Ambrosio che segna nonostante fosse stato finora ignorato. Uno come lui riporta qualche grammo di vecchia Inter di Conte, un po' di sano agonismo e mestiere in una squadra che si è un po' specchiata. Sul mestiere bisognerebbe chiedere lumi a Mourinho. Per una questione di principio ha epurato alcuni protagonisti della disfatta in Conference League, portando nella Roma il dubbio su un'intera rosa. Se metà viene esclusa, l'altra metà può sentirsi abbandonata. Eppure rimonta il Cagliari dopo aver sfiorato il baratro. Sta scherzando con il fuoco ma finora ha ragione lui. Di certo non c'è mezza misura nella Roma, e siamo solo a novembre del suo primo anno. Reagisce anche la Lazio di Sarri, il cui problema resta la continuità: una vittoria con la Fiorentina è nelle corde come con l'Inter ola Roma, sono le partite come quella con il Verona il problema. Intanto il passaggio da tre a cinque cambi nel mondo del calcio è definitivo: lo ha stabilito l'Ifab, l'organismo che determina e modifica le regole. È nata come esigenza estemporanea, è stata ben accolta ed è diventata definitiva. Stupisce che il calcio per una volta cambi qualcosa senza pensarci troppo.