Repulisti

Juventus, Allegri e Agnelli sotto accusa. Inquietante retroscena: "Via presidente e allenatore", una voce (pesante) clamorosa

Alla Juventus sono tutti sotto processo. Mister Max Allegri mette in discussione se stesso dopo il pari con il Milan ("Ho sbagliato i cambi", ma un audio a fine partita fa capire come il tecnico livornese ce l'abbia anche con i giocatori, i giovani Kean e Kulusevski in testa ("Porca tr***a, e vogliono giocare nella Juventus), colpevoli di aver messo in mostra un atteggiamento sbagliato. Tifosi e commentatori, però, puntano il dito anche su proprietà e dirigenza. Dall'addio di Beppe Marotta, quasi tutte le sessioni di calciomercato si sono dimostrate deficitarie, con Paratici e prima e Cherubini poi che non sarebbero stati in grado di intervenire per migliorare la squadra, anche perché a fronte di un rosso mostruoso, il presidente Andrea Agnelli e il patron John Elkann devono prima pensare alle casse del club e poi al rafforzamento tecnico. 

 

 

 

 

 


Con 2 punti in 4 partite, è la peggior partenza in campionato dal 1961 a oggi. Anche peggio del famoso avvio-choc del 2015, quando lo stesso Allegri fu sul punto di venire esonerato per poi riprendersi con una cavalcata record tra autunno e inverno. Ma proprio a quella stagione 1961-62 corre la mente di Tony Damascelli, che sul Giornale traccia un parallelo per certi versi inquietanti per l'immediato futuro bianconero. "Allegri ha il dovere di insegnare ai giovani il senso di quella maglia, ma forse è per primo ad averne smarrito coscienza", spiega l'opinionista, ricordando come nel 1961 dopo un pari e una sconfitta nelle prime 2 gare "il presidente Umberto Agnelli intuì che sarebbe stato opportuno ridurre l'allenatore Korostolev al ruolo di secondo, richiamando Carlo Parola, il tecnico vincitore dell'ultimo scudetto, rinunciando al direttore Gren, rientrato in Svezia".

 

 

 

 


Quella stagione segnò la svolta, sì, ma in negativo: "La Juventus concluse al dodicesimo posto, stabilendo un record nelle ultime dieci partite, un pareggio e nove sconfitte. Agnelli si fece da parte, suo fratello convinse Vittore Catella a prendere la presidenza. Un aneddoto per spiegare certe scelte: Catella era un ingegnere aviatore, aveva preso parte alla guerra d'Etiopia nella Prima Squadriglia Somala Ricognizione Terrestre, fu decorato con medaglia di bronzo al valor militare, partecipò alla seconda guerra come ufficiale pilota, quindi in Fiat come collaudatore del primo aereo a reazione al cui progetto aveva contribuito. Un giorno, proprio a bordo di un jet della flotta di Agnelli, l'Avvocato lo avvisò: «Visto che Lei ama il rischio Le anticipo che è il nuovo presidente della Juventus»". L'anno dopo, fu secondo posto e l'avvio di una lenta, dolorosa transizione che  portà però la Juve allo scudetto nel 1967, prima del ciclo d'oro degli anni Settanta e Ottanta.