Chi indugia
Tokyo 2020, Federica Pellegrini e quell'inquadratura troppo spinta: "Finalmente qualcuno si accorge", un caso ai giochi
Federica Pellegrini si ritira. La sua nuova vita dopo le Olimpiadi di Tokyo 2020 è iniziata con una poltrona politica, quella del Cio in rappresentanza degli atleti. "Mi pare il modo migliore per restare aggrappata a un ambiente che amo - ha detto entusiasta -. Devo ringraziare Giovanni Malagò, che da presidente del Coni mi ha convinta a mettermi in gioco e soprattutto, Matteo Giunta (fidanzato e allenatore ndr). Io avevo molti dubbi perché so che è un ruolo impegnativo che non vivrò alla leggera, ma lui mi ha spinto. Ora so che aveva ragione perché sono davvero felice di questa possibilità". Per la Pellegrini l'addio all'acqua non è stato semplice: "Ero tesa, passo da un mondo di cui conoscevo ogni segreto a uno in cui devo imparare, anche l'inglese e seriamente. Ma sono orgogliosa dei voti e del rispetto che i colleghi mi hanno mostrato", ha proseguito sulle colonne de La Stampa.
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E proprio l'edizione giapponese dei Giochi olimpici ha mostrato il lato "debole" e sconosciuto di quei campioni mondiali. L'esempio più lampante è stata Simone Biles, la ginnasta statunitense che ha dovuto fare un passo indietro a causa dei "demoni interiori", di un passato ingombrante. Su di lei si vuole focalizzare la nuotatrice azzurra, perché "il suo è un caso che ho seguito con attenzione perché io stessa ho avuto molti momenti di crisi anche se non nelle grandi competizioni. Simone è il nome eclatante ma quello è un problema comune. Io l'ho riscontrato nel settore femminile del nuoto italiano in questi Giochi. La mancanza di risultati dipende anche da qualche approccio mentale sbagliato".
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Non sono esenti poi da critiche le inquadrature che si soffermano sui corpi femminili in maniera spasmodica: "È bene che qualcuno se ne sia accorto", ma guai esagerare dal lato opposto. "La prestanza muscolare di un atleta - ha proseguito la campionessa - è parte della sua storia, è bello che si veda. Noi abbiamo il costume al ginocchio per questioni di acquaticità ma a me sarebbe piaciuto gareggiare con il cosiddetto costumino, quello da allenamento". E se non fosse stata Federica Pellegrini, l'azzurra non ha dubbio: in questa Olimpiadi avrebbe voluto provare l'ebrezza di essere Marcell Jacobs e "provare il brivido della velocità e l'attenzione del mondo".