Mano pesante

Spezia, la Fifa picchia duro: "Irregolarità sui minorenni", mercato bloccato fino al 2022. Serie A già falsata?

Tra il 2013 e il 2018, lo Spezia ha trasferito e tesserato irregolarmente dei giocatori minorenni. La Fifa se ne è accorta e, prove alla mano, ha emesso una sentenza che per il club liguro-americano, di proprietà della famiglia Platek, era da qualche settimana una spada di Damocle: due anni di blocco al mercato, sia nazionale sia internazionale, a partire dalla sessione di gennaio 2022 per un totale di quattro finestre. In più, una multa da 500mila franchi svizzeri, circa 460mila euro, che per un club come lo Spezia non sono di certo noccioline.

Secondo la Fifa, la società ligure avrebbe ammesso la responsabilità del «trasferimento in Italia di parecchi calciatori nigeriani minorenni, grazie ad un sistema finalizzato ad aggirare l'articolo 19 del regolamento e le norme nazionali sull'immigrazione». Secondo il club, «deluso e amareggiato», le irregolarità sono «presunte» e comunque «avvenute tra il 2013 e il 2018, quindi sotto la precedente amministrazione del club, i cui membri non ricoprono alcun incarico in quella attuale». Visto che «la sanzione è eccessivamente dura», verrà intrapresa «un'azione legale». I precedenti non sono favorevoli allo Spezia.

Nel 2015, il Barcellona per lo stesso motivo, fece invano ricorso e alla fine si vide bloccare per una sessione il tesseramento dei giocatori, al punto che Arda Turan e Aleix Vidal, acquistati prima della sentenza, rimarranno sei mesi senza giocare. All'Atletico Madrid fu imposto il blocco nel 2017, così come al Chelsea nella stagione 2019/20, che ne approfittò per lanciare qualche giovane come Mount, ora campione d'Europa con il club e vice con la Nazionale inglese. Di certo, lo Spezia non ha una struttura paragonabile e rischia di dover mettere in discussione un intero progetto sportivo appena nato grazie alla salvezza raggiunta da mister Italiano e l'ingaggio di Thiago Motta, che andrà convinto nuovamente dalla squadra mercato guidata da Pecini e Biso, la quale a sua volta è costretta all'impossibile: rinnovare oltre mezza rosa che ha i contratti in scadenza tra il 2022 e il 2023, rinunciare ai prestiti con riscatto (non esercitabile durante il blocco) e inventarsi operazioni definitive, da chiudere nei prossimi 45 giorni con un orizzonte al 2024, in piena crisi post-pandemia.