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Lgbt contro il Brasile: squadra omofoba, "nessuno usa il 24 perché associato alla comunità gay"

Carlo Nicolato

La Confederación Brasileña de Fútbol (CBF), cioè la Federcalcio brasiliana, è accusata di omofobia e dovrà risponderne di fronte a un tribunale, così come prevede la legge brasiliana. Il torto della CBF sarebbe quello di essersi scientemente rifiutata di far indossare ai giocatori della nazionale verdeoro la maglia 24, numero che generalmente in Brasile viene associato spregiativamente all'omosessualità. Secondo la spiegazione più logica l'origine di tale associazione risale al "Jogo do bicho", un gioco d'azzardo molto popolare in Brasile, il quale prevede una tabella numerata e per ogni numero un animale. Al 24 corrisponde il cervo, che da noi potrebbe essere al massimo associato ai cornuti di ogni fede sessuale, mentre in Brasile dicendosi "veado" viene facilmente accostato alla parola "viado", la cui traduzione in italiano è superflua. Un'altra spiegazione è ancora più triviale e si gioca su un'altra assonanza, quella tra "vinte e quatro", cioè ventiquattro, e "vim de quatro", ovvero "vieni a quattro", nel senso di posizione sessuale.

 

 

STORIA E CULTURA
Quale che sia la spiegazione poco importa, secondo il Grupo Arco Iris (Arcobaleno), ovvero il gruppo della comunità LGBT brasiliana che ha sporto denuncia, «la possibilità che la numerazione della selezione brasiliana salti il numero 24, considerata la connotazione storica e culturale che circonda questo numero, associandolo agli omosessuali, deve essere intesa come una chiara offesa alla comunità LGBTI+ e come atteggiamento omofobo».

 

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REATO DAL 2019
Val la pena ricordare che in Brasile l'omofobia è reato dal 2019, da quando cioè il Tribunale Superiore Federale con una sentenza molto contestata ha deciso a maggioranza di equipararla, insieme alla transfobia, al razzismo. Chi si macchia di tale reato può essere condannato a una pena fino 3 anni di carcere, che è quanto in teoria rischiano i responsabili della Confederación Brasileña de Fútbol qualora la Corte di giustizia di Rio de Janeiro stabilisca le eventuali condanne. Per il momento il tribunale ha ordinato alla CBF di dare una sua versione dei fatti, cioè di spiegare per quale motivo la nazionale brasiliana risulti essere l'unica partecipante alla Copa America che salta un numero di maglia dal 23 al 25. La versione dell'associazione calcistica dovrebbe arrivare a ore, ma pare ovvio che la motivazione sia che evidentemente nessuno tra i calciatori volesse indossare quella maglia. È anche vero che a molti è sembrata assurda la rigidità perfino antidemocratica con cui il tribunale di Rio ha accolto le richieste della comunità LGTB. Il giudice Ricardo Seifer ha spiegato che il calcio in Brasile è uno sport ancora tradizionalmente maschile e come tale permeato di cultura patriarcale. «Vista la sua popolarità» ha aggiunto, «sarebbe importante che questa cultura venga sostituita da un'altra» e per tale motivo «è importante adottare misure severe nel contesto delle competizioni più importanti».

 

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