La polemica

Euro 2020, Katia Serra telecronista Rai sotto accusa. Ma le donne hanno tutto per inchiodare gli uomini davanti alla tv

Beatrice Rutiloni

Una donna che commenta una partita è subito definita come una gallina che starnazza. Zitta e vai in cucina: sempre lì siamo? Anni di femminismo azzerati dal cretino di turno che caccia fuori dal ripostiglio il solito stereotipo? Twittava Paolo Madron, di professione giornalista: «Alla garrula e insistente voce della telecronista Rai, parafrasando il grande Risi, verrebbe da dire: taci e fammi vedere la partita». Bersaglio: la telecronista Katia Serra. E però dai, poverino, ha dato voce e inchiostro digitale a una marea di maschi che l'altra sera, davanti alla tv, hanno pensato o urlato: ma che palle questa che non capisce nulla, ma perché non sta zitta, che voglio sentire la partita?

 

Allora, parlo al lato B della popolazione, alle curatrici dell'eterno festival del film indipendente che non farà mai box office, alle dee delle piccole cose: possiamo, per favore, diventare più paracule? Perché un modo c'è ed è quello di restare femmine in un mondo dove comandano ancora i maschi. Ci sono regole che andrebbero insegnate alle ragazzine invece di parlare sempre del sesso e del genere dei maschi: ti vesti, ti muovi e parli come vuoi, pensando solo a quello che piace ate. Non diventi mai lui, diventi te rubandogli dalle tasche e dalla testa il potere. Osserva, studia, prendi quello che ti serve, coltivando la tua differenza. Devi dire un sacco di "no" per farti rispettare. "No" intelligenti, senza ideologia, liberi: fai solo quello che ti va, prendi quello che vuoi, il resto scarta. Alza la voce per esprimere il tuo pensiero, ma taci quando devi fare davvero male. Non essere mai la prima che torna a casa, non dire che hai figli con la febbre, che devi fare la spesa, che hai i colloqui, i genitori anziani, le vacanze da organizzare secondo le ferie di tuo marito. Sono cazzi tuoi. Non cedere a nessuno stereotipo: maestrina, secchiona, androgina, bonazza, mamma -santa -donna o "una che la dà". Queste sono le etichette che ti mettono addosso: tu annoiati e spariglia sempre, confondi.

 

Non sarà un tweet il cartellino giallo che ci mette in panchina. Quella voce che commentava Francia-Germania era fastidiosa? La verità, come spesso accade, è molto banale: è una questione di aggiustare il tono, corde vocali e ritmo che devono somigliare di più non solo alla donna che c'è dietro il microfono, ma alla voce di tutte quelle che ogni giorno fanno un passo in avanti. Una voce femminile può e deve tenere inchiodato alla sua onda ogni maschio davanti alla tv. Le donne e il calcio sono un bel mix. Rassegnatevi, voi del secolo scorso.