L'allenatore

Massimiliano Allegri e quei vecchi problemi con le scommesse: nel mirino dell'antiriciclaggio, un grosso guaio?

Daniele Dell'Orco

Neanche il tempo di tornare in sella alla panchina più ambita della serie A, quella della Juventus, che si è già sollevato un polverone intorno a Massimiliano Allegri. Il tecnico bianconero, infatti, è finito nel mirino dell'antiriciclaggio per via di diverse operazioni considerate sospette compiute all'interno del mondo del gioco d'azzardo. In particolare, ci sarebbero alcuni versamenti ricevuti dal tecnico bianconero da una società maltese finita sotto inchiesta per reati quali truffa aggravata, evasione fiscale, rapporti con la 'ndrangheta. I bonifici sospetti, ricevuti da Allegri nel triennio 2018-21 per un totale di circa 160mila euro, si sommano a quelli di importo simile accreditati sul suo conto da una società slovena che gestisce hotel e casinò, mentre ulteriori 140.000 euro sarebbero riconducibili a una banca privata di Montecarlo.

 

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Il collegamento col gioco d'azzardo diventa così immediato. Non per forza illecito, si badi. Potrebbe trattarsi di vincite, ad esempio, segnalate in automatico agli organi di controllo di Bankitalia per via della reiterazione. Ma insomma, che ad Allegri piaccia il brivido del gioco non è un segreto. Ci sono anche i movimenti della sua carta di credito a testimoniarlo: mezzo milione di euro spesi tra il 2018 e il 2019 presso esercenti attivi nel mondo del gambling (in particolare, il casinò proprio di Montecarlo e il casinò Perla di Nova Gorica). Non sono emersi, tuttavia, elementi tali da ricondurre il gusto del brivido di Allegri alle scommesse legate al mondo del calcio, strettamente vietate ai tesserati. Anche per questo, lo stesso Allegri ha replicato alle indiscrezioni in modo molto diretto: «Mi dichiaro con assoluta fermezza del tutto estraneo a qualsiasi attività illecita o irregolare e, tanto meno, a qualsiasi operazione violativa della normativa sull'antiriciclaggio", ha detto.

Anche perché le conseguenze di un'accusa simile le conosce fin troppo bene. Ci fu anche il suo nome, infatti, tra quelli condannati in primo grado a un anno di squalifica per via della presunta combine tra Atalanta e Pistoiese nel 2000, la prima partita che Cristiano Doni citò tra quelle truccate nel corso del suo interrogatorio. Quel match di Coppa Italia finì 1-1 (una sorta di "biscotto", che consentì ad entrambe le squadre di passare il turno che allora si conquistava nella fase a gironi) e le agenzie di scommesse segnalarono subito il risultato fin troppo prevedibile al Coni, visto che l'agognato pari dei toscani arrivò a tempo quasi scaduto. Allegri (insieme ai compagni di squadra Aglietti, Amerini, Bizzarri e Lillo, e ai nerazzurri Banchelli, Doni, Siviglia e Zauri) venne rinviato a giudizio e squalificato per un anno (come Aglietti, Siviglia, Gallo e Zauri; 6 mesi, invece, per Banchelli). Nel 2006, però, vennero tutti assolti.

 

 

Molto nota è pure la febbre da cavallo di Max, che già viene ricordato per le metafore ippiche in alcune memorabili (il «corto muso», gli aneddoti sul cavallo Minnesota su cui aveva scommesso da giovane, i riferimenti alla sua Juve «partita al piccolo trotto»). Ne parlò lui stesso, cinque anni fa, quando gli chiesero un'opinione proprio su un ennesimo scandalo "calcio scommesse" esploso in Italia ("Dirty Soccer", che coinvolse società calcistiche di serie B, Lega Pro, serie D ed Eccellenza): «A Livorno, dove sono nato, si gioca, si scommette - disse -. Avevo una passione per giocare ai cavalli. Ma un conto è rischiare il proprio denaro, un altro è vendere o comprare le partite». Di recente quella febbre da cavallo è tornata (febbre che peraltro ha fatto ammalare anche altri sportivi, come i calciatori Griezmann e Laporte del Barcellona, l'ex Milan Niang o Carlo Ancelotti, che ha una sua scuderia). Nel marzo del 2019, per esempio, Allegri s' è concesso una gita a Bolgheri nelle storiche scuderie della Razza Dormello Olgiata. Mentre dallo scorso anno è proprietario al 50% di una cavalla basata in Francia. Si chiama Ossun Set, non è propriamente il Cristiano Ronaldo dell'ippica. Ma quanto basta per rinforzare il legame tra Allegri e il brivido del gioco.