Calciopoli, il guardalinee

Eleonora Crisafulli

Tutte le società calcistiche e in particolare quelle "che avevano un peso maggiore", raccomandavano e facevano segnalazioni: è quanto ha sostenuto un ex guardalinee, Mario Coppola, salernitano, chiamato oggi a deporre in qualità di testimone al processo di Calciopoli. Il teste ha citato l'esempio di un Inter-Venezia, a proposito della quale ricevette sollecitazioni per ammorbidire il referto sull'espulsione dell'interista Cordoba: “Mi chiesero di alleggerire la posizione di Cordoba per fallo su Bettarini ma non lo feci e da allora non sono più andato in Serie A”. Secondo queste rivelazioni, l'Inter avrebbe fatto pressioni sugli arbitri per ottenere favori durante il campionato di calcio 2006. L'ex assistente che ha tirato in ballo la squadra ha ammesso di parlare solo adesso perché oramai “libero da possibili ripercussioni” e ha spiegato come fosse consolidato il sistema di pressioni e raccomandazioni “C'è un testimone che dice certe cose. E chi indaga non vuole ascoltare. Questo è il problema”, dice l'avvocato Maurilio Prioreschi, legale di Luciano Moggi, all'emittente Radio Radio. “Le parole di Coppola - aggiunge - fanno scopa con altre dichiarazioni, c'era un obiettivo nell'indagine: Moggi e la Juventus. Durante le indagini, si convocavano le persone e si diceva 'noi sappiamo che è così: ce lo conferma?'. Non si acquisisce così la prova. L'accusa sta crollando in maniera fragorosa. I testimoni vengono e parlano di 'percezione': processualmente è zero. Il testimone deve produrre fatti. Qui siamo alle chiacchiere da bar”. da parte delle dirigenze delle squadre verso arbitri e designatori e che a ogni club c'era un guardalinee legato.