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Angloma in Guadalupa, De Biasi in Azerbaigian e... Ct dell'altro mondo: pronti a tutto pur di allenare
Ci sono 211 squadre di calcio al mondo che danno la certezza a un allenatore di giocarsi almeno una partita nella competizione più importante di questa Terra, e non importano i valori, chi hai e chi non hai, fino a che punto puoi arrivare. Perché se alleni una Nazionale, al Campionato del Mondo ci partecipi, anche se seduto su una panchina piccolina di uno stato piccolino, o di uno grande che però sta alla periferia estrema - anzi, proprio nella campagna - del villaggio globale del pallone. (Getty) Gianni De Biasi, 64 anni, è il ct dell'Azerbaigian dal 10 luglio 2020 Sempre sia lodato il ruolo di C.T., dunque, e di posto ce n'è più o meno sempre, basta adattarsi.
E attraversando la cartina delle Nazionali in occasione dei primi giri di valzer di Qatar 2022, si scopre che al nuovo Mondiale stanno partecipando altri italiani non vestiti di azzurro, e non italiani che tuttavia abbiamo imparato in passato a conoscere bene come attori protagonisti, non protagonisti o caratteristi del nostro teatro. Roby Mancini non è il solo a parlare la nostra lingua, anzi; tanto per cominciare (e fin qui è facile) c'è l'enclave di San Marino guidata da Franco Varrel allenatore di lungo corso che fece parte anche per motivi territoriali (è romagnolo verace) della prima ondata dei sacchiani.
Di Sacchi, Varrella è stato pure vice in azzurro per due anni: ma nei club non è andato oltre la Serie B. L'altra sera, tuttavia, era a Wembley, e pazienza per le statistiche che da anni dimostrano la comprensibile incapacità della Repubblica del Titano di reggere il gioco. Sotto lo Stivale, invece, c'è Malta, e lì c'è Devis Mangia, ex mister della nostra Under 21, una delle mille vittime di Zamparini, che lo bruciò a Palermo dopo una promettente gavetta nelle giovanili. Anche lui "sacchiano" da 4-4-2 e voglie di gioco offensivo, è atterrato a La Valletta interrompendo uno stillicidio di subentri-esoneri in zona Serie B, decisamente meglio avere a che fare con il bomber Mifsud, che ogni tanto qualche piccola soddisfazione te la fa togliere.
Nel lontano Azerbaigian, dopo avere fatto benissimo con l'Albania, è volata la vecchia volpe Gianni De Biasi: e nella stessa Albania, dove amano i cittì dell'altra parte dell'Adriatico (di là passo anche Panucci), ne hanno assunta una vecchissima, sportivamente parlando: Edi Reja, 75 anni e mezzo, prima panchina nel 1979, quando una trasferta nel Paese delle Aquile era un viaggio in un'altra dimensione, in quella piccola Cina che si apriva (eufemismo) solo per il pallone. E infine, in Moldavia, troviamo Roberto Bordin, ex mediano di sostanza del Cesena a cavallo tra gli '80 e i '90. Bello fresco di nomina dopo avere vinto due titoli nazionali con lo Sheriff di Tiraspol. Ma certe chicche escono allargando il tiro al mondo intero. Keisuke Honda, il 10 giapponese del Milan, è il c.t. della Cambogia, mentre i più "agés" ricorderanno Srecko Katanec, il lungagnone della Samp tricolore di Boskov: è sbarcato in Iraq, mentre l'ex granata Jocelyn Angloma guida la prode Guadalupa. Lì vicino c'è Curaçao, che non è del tutto indipendente, ma sì per il calcio: comandano gli olandesi, e allora ecco il vate Guus Hiddink che cerca l'ennesimo miracolo della sua carriera passata per la Corea, la Russia, l'Australia, la Cina. Ha 75 anni pure lui e sicure appaiono tre cose: insegnerà calcio ai volonterosi autoctoni, si godrà il clima e potrà dire - come tutti - di essere dentro a un altro Mondiale.