Confessione
Zlatan Ibrahimovic e il colloquio decisivo con mister Pioli: "Basta, smetto". E la storia del Milan cambia
Se Zlatan Ibrahimovic è ancora il dominatore lo deve a Stefano Pioli, che lo ha convinto a non ritirarsi dal calcio e a farlo firmar con il Milan per un'altra stagione, fino a 40 anni suonati. E poi si vedrà. Intervistato dall'ex compagno in rossonero Massimo Ambrosini per Sky, l'attaccante svedese (che ha segnato 22 gol in 32 partite complessive dal giorno del suo ritorno al Diavolo, lo scorso gennaio) non nasconde nulla: "Mi sento diverso da 10 anni fa? Sì, molto diverso. All'epoca il livello era molto alto e io andavo a duemila, ma ero un altro giocatore. Le cose che faccio oggi le potevo fare dieci volte di più, allora. Dieci anni fa, per esempio, andavo basso per cercare il pallone, ora non lo faccio più perché altrimenti perdo energia per stare vicino alla porta, dove servo di più".
Non è cambiato l'impegno massimo in settimana, il carattere esigente e spietato con se stesso e con i compagni. E poi c'è il feeling particolare con il mister: "Pioli ha trovato un modo per fare uscire il massimo delle mie qualità, mi mette nelle condizioni di aiutare nel migliore dei modi la squadra. Mi chiede molte cose, come chiede agli altri. Voglio giocare sempre. A volte gli dico che è meglio che riposi, mentre lui preferisce che giochi 45 minuti e poi esca. In Europa League, per esempio. Ho delle responsabilità e i compagni mi rispettano tanto. Mi piace questa situazione". Dopo l'avventura ai Los Angeles Galaxy, molti erano convinti che la sua carriera fosse finita. "Nei primi mesi al Milan non stavo benissimo, non mi allenavo da un po'. Dopo i primi sei mesi Pioli mi chiese: cosa vuoi fare? Non continuo, basta. Il sacrificio che dovevo fare era troppo, pensavo anche alla famiglia in Svezia, per sei mesi va bene, ma se faccio un altro anno come questi sei mesi, no". "Il giorno dopo - ricorda Ibra - Pioli mi ha richiamato e mi ha detto: ti ho lasciato dire di no con troppa facilità, tu devi rimanere, se non resti qui sarà un'altra cosa. Non è stato per il contratto, che sono rimasto, a questa età non è importante. Contano i valori e il rispetto. La sfida era ancora più difficile. Non volevo avere rimpianti, così ho chiamato Mino Raiola e ho detto: va bene, chiudi tutto. Ora sono pronto a smettere? No, perché mi sento troppo bene".