Zaia vuole il calcio 'leghista':
Luca Zaia, ministro per le Politiche agricole, marca stretto il calcio. L’obiettivo è convincere i grandi club a cucire sulle proprie magliette i simboli della regione, provincia o città in cui risiedono. “Molte realtà – ha spiegato il ministro al massmediologo Klaus Davi sul canale di Youtube ‘Klaus Condicio’ - come Venezia, Perugia e Palermo lo fanno già, ma vorrei che anche i grandi club accogliessero la mia proposta. Sarebbe un modo molto popolare di far conoscere gli stendardi della cultura locale”. E le risposte dal mondo del pallone non sono tardate ad arrivare, con due presidente – Corioni per il Brescia e Foti per la Reggina, che hanno accolto positivamente l’invito del ministro. Identificazione - Da parte sua, Zaia approfondisce la sua posizione, facendo riferimento anche alla Costituzione. “Tengo a precisare – ha aggiunto Zaia – che l’articolo 114 della Costituzione recita che la Repubblica è costituita da Stato, Regioni, Province e Comuni”. E che “esiste una sentenza della Corte costituzionale che esorta le Regioni a dotarsi di un simbolo e i simboli non nascono dal nulla o dal marketing, bensì sono frutto della storia di una comunità”. Che in Italia passa anche per una squadra di calcio: “Se le magliette si fregiassero di questi simboli, sarebbe un momento di grande visibilità e identificazione per la comunità locale". Foti applaude, Corioni: approfondiamo - “La decisione di esibire simboli locali sulle maglie delle squadre di calcio è un fatto estremamente positivo, soprattutto nelle piccole realtà”, ha risposto Lillo Foti, presidente della Reggina dove “sono già presenti stemmi legati alle istituzioni provinciali e anche comunali”. Anche Luigi Corioni si è dimostrato disponibile, purché si proceda ad un approfondimento: “Quella degli stemmi locali sulle maglie delle squadre è un'idea buona ma che va approfondita. Non ci dovrebbero essere ostacoli tranne il fatto che le squadre devono pensare alla gestione finanziaria e non possono mettere 'Maria Rosa’ sulla maglia. Bisogna fare delle valutazioni attente”. "Lo stipendio di Mou non è un modello reale" - Ma il ministro Zaia, per quanto riguarda il calcio, non si è limitato alla proposta degli stemmi regionali: piuttosto ha messo il becco anche sugli stipendi che circolano, prendendo di mira l’allenatore dell’Inter, José Mourinho: “Lo stipendio di Mourinho, che si aggira sui 10 milioni di euro netti a stagione, è etico perché è lecito. Quello che non ritengo educativo è soprattutto la cifra in sé: i ragazzi, in questo modo, rischiano di avere dei modelli non reali”. Tg in dialetto - Non di solo calcio vive l’uomo e così, in qualità di rappresentante del Carroccio, torna a premere sull’uso del dialetto, questa volta anche nei telegiornali locali: “Un’edizione in dialetto ci starebbe bene. Magari non in sostituzione delle edizioni già esistenti, ma una aggiuntiva. Potrebbe essere un buon inizio per restituire Rai3 al suo progetto editoriale regionale”. E comunque, ha proseguito Zaia, “un tg non basta. La terza rete ha un preciso mandato che ha disatteso per fare spazio a talk e varietà cominci e trasmissioni pagate dai contribuenti per alimentare il dibattito autoreferenziali della sinistra”. Questione inno - Ultima domanda: il “Va’ pensiero” al posto dell’inno prima della partita della Nazionale? Zaia non ha avuto dubbi a rispondere: “Non sono contrario. Il “Va' pensiero” era cantato anche dai patrioti, quindi...”.