Il caso

Serie A, record assoluto di rigori fischiati: arbitri e regolamento nel caos, il parere dell'ex fischietto

Gabriele Galluccio

Almeno in campo, la serie A è troppo rigorosa. Non è solo un parere di Commisso, è un fatto: non sono mai stati fischiati così tanti rigori nel massimo campionato italiano. La media si è impennata: ne sono stati assegnati 106 in 219 partite disputate, in media 0,48 a gara. È un record, di gran lunga superiore alla fiscalissima stagione 1949/50, la cui media fu di 0,37, la più alta prima di oggi. Nelle ultime dieci stagioni in A al massimo si era arrivati a 0,36 a partita (2016/17), mentre nelle due annate di Var si è oscillato tra 0,32 e 0,33: vuol dire che la causa non è solo la tecnologia, ma anche e soprattutto il regolamento e la sua interpretazione. Per approfondire leggi anche: "Non sono lo scemo venuto dall'America" L'ex arbitro Graziano Cesari, oggi moviolista e opinionista di Tiki Taka su Italia 1, spiega a Libero che «il nuovo regolamento è stato pensato e scritto così male da aver generato l'effetto contrario rispetto a quello per cui era nato: anziché ridurre lo spazio per l'interpretazione degli episodi, l'ha allargato». Soprattutto nei falli di mano, catalogati in «tre zone poco chiare. Soprattutto in quella cosiddetta "grigia" c'è troppo margine di manovra». L'impressione è che le regole siano anche poco logiche rispetto alla dinamica del gioco, come se fossero asettiche, scritte da chi non ha mai vissuto una partita. LA META' IN PREMIER Gli arbitri si stanno quindi confrontando con un buco normativo che sfuma i confini del loro potere. Per ripristinarne i contorni, in Italia, fischiano di più. Così cercano di riassumere il controllo che sentono di aver perso. Secondo Cesari «è anche una riflesso rispetto all'introduzione del Var, che ha tolto sacralità al ruolo: non tutti i direttori sono favorevoli alla tecnologia, così cercano di riconquistare un ruolo primario in campo». È una questione psicologica, quindi, ma non solo. È anche culturale e storica. In A si fischiano il doppio dei rigori rispetto alla Premier: 0,48 a partita contro 0,23. Anche la Bundesliga è distante (0,24), mentre si avvicinano i numeri di Francia e Spagna (0,32 e 0,38): non è un caso. «Rispetto agli anglosassoni, siamo più fiscali. Basti pensare che in Inghilterra il fallo in area viene definito "penalty", è qualcosa di punitivo. Un'eccezione. Da noi ormai il concetto di "rigore generoso" è all'ordine del giorno», continua Cesari. I nostri arbitri poi sono sempre sotto i riflettori e ne risentono. Per proteggersi diventano più fiscali, soprattutto nei falli che contano di più, cioè quelli in area. In più, nell'interpretazione del regolamento incidono le indicazioni dei singoli vertici arbitrali e, secondo Cesari, «l'impressione è che quelle di Rizzoli siano più severe rispetto a quanto accade all'estero». Questo va ad aggiungersi ad un momento storico particolarmente difficile della classe arbitrale italiana: «Siamo nel mezzo di un ricambio generazionale: abbiamo 10 internazionali ma quasi tutti con poche partite in Europa, se non nessuna. E i nuovi non possono portare esperienza». L'assenza di leadership non dà una direzione e, in un momento di confusione come questo, pesa il doppio soprattutto nella bilancia dei rigori.