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Lazio, una squadra-famiglia: i 6 motivi per cui, secondo Fabrizio Biasin, può vincere lo scudetto

Davide Locano

Della Lazio che vince la Supercoppa italiana nel deserto si possono dire tante cose. La prima è riprendere i meravigliosi titoli comparsi qua e là sui quotidiani: «Chiamate Lazio 3131» della Stampa, «L' Arabia e l' orgoglio» del Tempo e pure il nostro «Un-Tre nel deserto» giusto per tirarcela un po'. Ci si sbizzarrisce, insomma, perché non capita spesso di vedere la Juve perdere in una qualche competizione nazionale e, quindi, i cervelletti tornano a friccicare. Leggi anche: "Vergognatevi": Lapo Elkann durissimo contro la Juve (e Sarri?) Merito della Lazio, appunto, che è la squadra di Lotito (criticatelo quanto volete, ma allo stesso tempo rendete merito a uno dei pochi presidenti capaci di vincere senza buttar via denaro), di Tare (direttore sportivo illuminato, l' 11 sceso in campo l' altro giorno è costato circa 100 milioni in cartellini, un' inezia a certi livelli), di Inzaghi e dei suoi giocatori. Ecco, andiamo sul campo. La domanda che tutti si fanno è: può questa squadra rompere le balle a bianconeri e Inter anche in chiave scudetto? La risposta è: «Non lo sappiamo, siamo mica il Divino Otelma». Siccome però è necessario "osare", osiamo: sì, questa squadra può crederci eccome. Sotto con l' elenco di cose e cosette che ci permettono di sostenere siffatta tesi. 1) La Lazio è l' unica squadra che ha battuto la Juventus nella stagione 2019-2020 e ci è riuscita per ben due volte, con merito, praticamente senza soffrire. NIENTE EUROPA 2) La Lazio non ha la rottura di maroni europea. È uscita dall' Europa League senza troppi rimpianti e - a differenza di Inter e Juve - può concentrarsi sul campionato e solo sul campionato. 3) È allenata dallo stesso tecnico per il quarto anno di fila. E fa sorridere se si pensa che Inzaghi Simone, in realtà, neanche doveva sedere su codesta panchina (ci arrivò per la rinuncia in extremis del "loco" Bielsa). 4) Gioca un gran calcio, moderno e sfacciato. A tal proposito copiamo uno stralcio del pezzo assai brillante pubblicato da Dario Pergolizzi (Allenatore Uefa B e Match Analyst) su l' Ultimo Uomo. Eccolo: «Fin dal suo arrivo Simone Inzaghi ha impostato una squadra con idee chiare, brava a sfruttare la verticalità e le seconde palle, generando occasioni per lo più in situazioni di transizione offensiva. Quest' anno più che mai, però, la Lazio ha consolidato le sue abilità nello sviluppo di azioni manovrate grazie all' utilizzo di Luis Alberto come mezzala e alla crescita di Milinkovic-Savic come giocatore a tutto campo, oltre alla presenza di un Immobile più maturo dal punto di vista associativo e alla mobilità di Correa, indispensabile per muovere le difese e creare ulteriori spazi». 5) Lotito ha importato e reso "credibile" il "modello-famiglia": alla Lazio ci si viene non per mettere in risalto se stessi; l' esaltazione del singolo deve passare attraverso il gioco collettivo e bla bla bla. E il più delle volte il «bla bla bla» è stucchevole, ma alla Lazio funziona. La riprova è negli ingaggi: guadagnano tutti decisamente più di un lavacessi del McDonald, certo, ma nessuno oltre la logica. GRUPPO COMPATTO 6) Il resto lo fanno loro, i giocatori, che, oh, sono cazzuti nel senso migliore del termine. E non stiamo qui a celebrare i fenomeni (li ha già citati Pergolizzi qui sopra), semmai i rincalzi. L' altro giorno, a Riad, Sarri ha buttato dentro Douglas Costa e Ramsey, Inzaghi ha risposto con Parolo e Cataldi. Tutti hanno pensato: «Ecco, i biancocelesti sono fottuti» e invece tutt' altro, si sono esaltati ancor di più. Conclusioni. La Lazio può credere nello scudetto, che non significa «trionferà» (la Juve su lungo periodo ha forze sufficienti per allungare, l' Inter è squadra che più quadrata non si può), ma già dire "può crederci" è la riprova che noialtri esperti siamo bravi a salire sui carri, ma in fondo ci capiamo poco. Alzi la mano chi la scorsa estate aveva inserito i biancocelesti tra le potenziali prime 4 del campionato. di Fabrizio Biasin