Formula 1

Charles Leclerc, il piano per diventare capitano in Messico: la mossa per mettere dietro Sebastian Vettel

Gabriele Galluccio

Una poltrona per due. È la scomoda situazione in cui si ritrova la Ferrari, che nella prossima stagione dovrà scegliere la prima guida tra Charles Leclerc e Sebastian Vettel. La popolarità del pilota monegasco sta crescendo di pari passo con i risultati sportivi, tanto che a 22 anni ha già messo in ombra il navigato compagno di scuderia. Anzi, il modo in cui i tifosi lo cercano e lo acclamano lo rende un fenomeno mediatico quasi al livello di Lewis Hamilton, che ormai ha le mani sul sesto titolo iridato (può già vincerlo tra Messico, questo weekend, e Stati Uniti). Leggi anche: Briatore su Leclerc: "La Ferrari punti su di lui. Gioco di squadra? Solo chiacchiere" L'intenzione di Leclerc è ovviamente quella di chiudere il mondiale davanti a Vettel, magari incrementando gli attuali 11 punti di vantaggio. Terminare la stagione in qualità di primo pilota Ferrari è una questione d'orgoglio, ma soprattutto di prospettive future. Come scrive Giorgio Terruzzi sul Corriere della Sera, lo scopo del monegasco è "mettersi in netto vantaggio nei confronti di Vettel, per sciogliere sul campo il nodo fondamentale della gerarchia interna, in assenza di un ordine a bocce ferme che la Ferrari, ovviamente, non darà". Piano che ovviamente deve passare del gp del Messico, in cartellone questo weekend. La rivalità tra i due piloti della scuderia di Maranello non è un segreto, resta da capire quanto sia effettivamente sana. Di certo c'è che Leclerc non ha gradito i giochetti al muretto in quel di Singapore, dove avrebbe potuto vincere il terzo gran premio di fila, dopo aver trionfato in Belgio e in Italia. Il monegasco è stato quindi privato della possibilità di eguagliare un record importante: nella storia della F1, solo Damon Hill e Mika Hakkinen sono stati in grado di ottenere le prime tre vittorie della carriera consecutivamente. Entrambi hanno poi portato a casa almeno un mondiale, Leclerc conta di riuscirci pur non avendoli raggiunti nel primato di precocità.