L'obiettivo

Champions, il patto d'onore dell'Inter nell'ultima settimana di passione

Gino Coala

Nel momento in cui avrete il (dis)piacere di leggere questo pezzo, li avrete già letti tutti (i punti di vista): «La colpa è di Spalletti che non ha coraggio», «La colpa è di Icardi che si è tirato fuori dalla mischia», «la colpa è di Marotta che non ha ancora portato Messi e Maradona», «la colpa è di Ausilio che non ha preso Mertens e, quello, domenica ha fatto gol», la colpa è di patron Zhang «che non caccia il grano», la colpa è dei giocatori «che se ne fottono» eccetera. Che qualcuno debba avere «la colpa» per un' Inter a rischio-Champions e clamorosamente appesa al match di domenica sera contro l' Empoli, è scontato come l' afflusso di spettatori a San Siro (previsto il pienone anche per l' ultimo atto). Ebbene, ognuno ha il suo colpevole preferito e, forse, la verità è che tutti hanno la loro quota di responsabilità «perché è insopportabile vedere l' Inter nella stessa condizione di un anno fa!» e «non se ne può più!» e bla bla bla. Son tutti (giustamente) incazzati. SITUAZIONE COMPLESSA Ecco, detto che se vogliamo la situazione è pure più complessa di un anno fa (all' epoca c' era entusiasmo per un' occasione acchiappata all' ultimo, quest' anno depressione per una squadra che a Napoli... è stata deprimente), il punto non è questo. Il punto è che in una stagione dove molti hanno toppato e pochissimi hanno fatto il loro dovere appieno, è giunto il momento di vedere se, a un passo dal precipizio, le chiacchiere lasceranno spazio ai fatti. Guardiamoci in faccia: mister Spalletti sa perfettamente che il suo tempo sulla panchina dei nerazzurri sta finendo. Arriverà Conte non per questioni di «irriconoscenza» ma perché il nuovo amministratore delegato è stato chiamato per portare il suo «modello di calcio» e il suo «modello di calcio» non può prescindere dal tecnico con cui è riuscito a far risorgere la Juventus nel post-Calciopoli. Spalletti da tutto l' anno ribadisce il concetto: «Bisogna difendere l' Inter». Ha ragione, lo dimostri in questo momento complicato, in cui potrebbe tirare i remi in barca e pensare ai fattacci suoi ma invece no, «bisogna difendere l' Inter» e ritrovare un po' di quella grinta decisamente smarrita negli ultimi due mesi di campionato. DOVE SONO I GOL? Lo faccia anche l' ex capitano Icardi, che prima si è sentito «vittima di un' ingiustizia», poi si è fatto da parte, ora è rientrato ma solo per le cronache e non certo per come ce lo ricordavamo. Domenica, presumibilmente, giocherà dall' inizio: la speranza è che l' Inter ritrovi quelle piccole certezze che a inizio stagione non l' avevano trasformata in un «nuovo Barcellona», ma in un gruppo assai pragmatico sì. E lo facciano anche tutti gli altri, anche quelli che sanno che Milano non sarà la loro futura città. In troppi quest' anno hanno messo davanti i loro interessi a quelli del gruppo e proprio lì Marotta vuole andare a colpire: fuori chi ha badato a se stesso, dentro qualche «vero uomo» in più. L' Inter attuale difetta a livello caratteriale ma ha un' ultima, importante occasione: può dimostrare a noi stronzoni da scrivania che è comodo processare quando non si è ancora scritto l' ultimo capitolo. E l' ultimo capitolo è domenica, a San Siro. C' è Inter-Empoli e «bisogna difendere l' Inter». Con i fatti. di Fabrizio Biasin