Il Milan sprofondato in 40 giorni scopre di dipendere da Paquetà

Cristina Agostini

Bisogna cominciare con una brutta notizia, tanto per cambiare: frattura del perone per Davide Calabria e stagione finita per il terzino rossonero, che era stato il migliore dei suoi nella prima mezz' ora di Milan-Lazio di Coppa Italia. Il problema di Rino Gattuso sono i giocatori rimasti in campo, vittime in parte della confusione tattica per l' esperimento del 3-4-3, ma soprattutto dell' involuzione che ha colpito il Diavolo negli ultimi 40 giorni. La ciliegina più amara è stato il gol dei biancocelesti, arrivato in contropiede su un angolo a favore. Proprio come era accaduto contro l' Udinese in campionato. Difficile cercare appigli per una squadra che ha perso fiato, certezze e convinzione dal derby in poi: sette partite, una sola vittoria - proprio con la Lazio - e due pareggi dopo essere stata rimontata da squadre lontanissime in classifica (Udinese e Parma). Leonardo e Maldini Dopo la figuraccia nella semifinale di Coppa Italia, per Gattuso sembra impossibile difendere il quarto posto, già salvato più dai passi falsi altrui che dai meriti del Diavolo. Il primo appuntamento è quello di domenica sera all' Olimpico di Torino, contro i granata che in casa hanno fatto meno punti solo della Juve nel girone di ritorno. Se si mettono nel calcolo anche i numeri del rendimento esterno del Milan - 22 punti in 16 partite, settimo posto nella classifica virtuale fuori casa - la missione contro la banda Mazzarri sembra impossibile nelle condizioni attuali. Ieri Leonardo e Paolo Maldini sono corsi a Milanello per un confronto con l' allenatore, ma le facce preoccupate non fanno sperare in soluzioni a portata di mano. Resta forse solo un' arma al tecnico, tenuta in panchina negli ultimi 180'. Parliamo ovviamente di Paquetà, rimasto in panchina nelle ultime due partite forse per un eccesso di prudenza. Di sicuro, i guai fisici del brasiliano coincidono con la frenata del Diavolo: dal suo arrivo in Italia, il brasiliano ha garantito vivacità in mezzo al campo e aiuto ai compagni. Nelle sue prime otto partite in A i rossoneri hanno conquistato sei vittorie e due pari con Napoli e Roma, oltre a raggiungere la semifinale di Coppa battendo Samp e Napoli. L' unica sconfitta? Contro la Juve a Gedda. Un po' in affanno vista la lunga stagione alle spalle, Gattuso ha iniziato a gestirlo contro il Chievo (54') e poi nel derby, con la sostituzione all' intervallo per Castillejo. Da quel 17 marzo e dal 3-2 con l' Inter, qualcosa è cambiato: appena 20' contro la Samp nonostante lo svantaggio, poi l' infortunio al 41' contro l' Udinese. Nonostante il rientro lampo tra i convocati, il brasiliano è rimasto in panchina contro il Parma - fino alla beffa del pari di Alves all' 87' - e a San Siro, mentre la Lazio si prendeva il campo e la finale. Caso Piatek - Viste le difficoltà di Suso-Calhanoglu e la leggerezza offensiva di Castillejo-Borini, Paquetà sembra l' unico in grado di rianimare il Milan e il suo bomber Piatek, a secco da tre partite - era accaduto al Genoa solo con la gestione Juric - e servito una sola volta all' interno dell' area della Lazio mercoledì sera. Troppo poco per il vicecapocannoniere della Serie A e troppo poco per una squadra che negli ultimi 540' ha segnato sette reti subendone ben otto: la prudenza, insomma, si è rivelata un suicidio. Difficile programmare il futuro in queste condizioni, con il quarto posto e i soldi della Champions League in bilico: Malcom è il sogno, Kessie rimane il primo sacrificabile in caso di fallimento. Lo stesso Gattuso riflette sui piani per il 2019/20, mentre si allunga la lista dei suoi possibili sostituiti con il nome di Rudi Garcia. Tocca a Paquetà - e al Milan - scrivere il finale della storia. di Francesco Perugini