Disfatta
Milan senza carattere, ecco cosa manca a Gennaro Gattuso: l'analisi dopo il ko con la Lazio
Nelle precedenti cinque partite disputate, tutte in campionato, Milan e Lazio avevano vinto solo una volta a testa. Sono in sostanza due squadre aggrappate alla stagione, deludenti nel momento della verità e timorose di mancare tutti gli obiettivi stagionali. La conseguenza ovvia è una semifinale di ritorno di Coppa Italia dove a vincere, almeno per un tempo, è la paura. Nella ripresa è la Lazio ad evadere dall'ombra perché dentro di sé aveva qualcosa da farsi perdonare, ovvero la sconfitta di campionato contro il Chievo già retrocesso. Il Milan, invece, è ormai immobilizzato dalla paura di fallire, non si riconosce più, è la copia sbiadita di se stesso. Infatti non segna e nelle precedenti 5 partite infatti aveva trovato solo 4 reti nonostante Gattuso predichi un gioco propositivo e una costruzione delle azioni elaborata. È il braccino del tennista, la paura di giocare i punti decisivi: i muscoli si irrigidiscono e la mente non pensa più alla vittoria ma a cosa potrebbe succedere in caso di sconfitta. La causa è l' inesperienza: ci si dimentica troppo spesso che il Milan è giovane e poco abituato alla pressione che ora grava sulle sue spalle perché il rischio in campionato non è solo mancare la Champions, ma anche l' E-League. Leggi anche: Moggi: perché il Milan ha perso con la Juventus È un discorso che riguarda anche la Lazio, che però rispetto ai rossoneri è più abituata ai momenti cruciali della stagione. Non a caso nella ripresa reagisce e vince. La squadra di Inzaghi è più esperta e ha già vissuto la sindrome del braccino lo scorso anno, quando ha gettato al vento tutti i match point per la Champions. Da qui in avanti, ad entrambe serve coraggio per raggiungere il quarto posto in campionato. La mediocrità non può bastare ed è giusto che sia così anche perché è un freno alla crescita del calcio italiano. di Claudio Savelli