Un grande no

Inter, Fabrizio Biasin su Luciano Spalletti: poco buonsenso, così passa dalla parte del torno

Davide Locano

Finisce Inter-Lazio, inizia il delirio. Spalletti attacca Icardi, gli dice che non è Messi (lo sospettavamo), ecc ecc. Inutile fare il riassunto, sapete già tutto. Ovviamente noialtri scribacchini inzuppiamo il biscotto nel barattolo della polemica e apriamo clamorosi «processi». Nel caso specifico lo facciamo ben sapendo che Spalletti Luciano, tecnico col pedigree, ha tante ragioni ma, in questo caso anche tanti torti. Riassumiamo in 5 punti, sperando che da domani (Genoa-Inter) si possa finalmente tornare a parlare di Inter, di calcio, di un bravo allenatore e del suo bravo attaccante. Speriamo. 1) La strategia Spalletti dice: «Devo rispettare il gruppo, per questo l' ho lasciato a casa». Giusto, le regole e lo spogliatoio vengono prima di tutto, e infatti la cosa migliore sarebbe stata convocare il giocatore e non farlo giocare. Gli avrebbero chiesto: «Perché non lo ha fatto entrare?». Sarebbe bastato rispondere: «Perché non è pronto». Ci saremmo risparmiati 72 ore di macello. Leggi anche: Vittorio Feltri massacra Luciano Spalletti 2) La fascia Spalletti ha scelto di togliere la fascia di capitano al giocatore, in accordo con la società, per motivi ancora non del tutto chiariti. Se, come sembra, la decisione è stata presa per la mancata presa di posizione del giocatore nei confronti della moglie, ci pare tutto un filo esagerato. Sarebbe come avere il mal di testa e decidere di curarlo non con l' aspirina, ma con la decapitazione. 3) I toni Spalletti ha tanti diritti, ma anche dei doveri. Lo sfogo post Inter-Lazio è corretto in gran parte nei contenuti, ma senza senso nei modi. Se dici «abbiamo perso anche con Icardi» e «gli altri anni, con lui, l' Inter non si è qualificata per la Champions» fai capire che non è solo una questione di rispetto del gruppo, ma anche di rancore personale. E così facendo metti un tuo fastidio davanti all' interesse generale. E finisci per sbagliare. 4) Il rapporto con il club Marotta lavora in accordo col suo tecnico, per questo le frasi sulla «trattativa» tra club e giocatore non possono aver fatto piacere a chi per settimane ha lavorato per arrivare a una tregua. Sempre per la solita questione (l' interesse dell' Inter deve prevalere sulla voglia di dire tutto quello che passa per la testa) sarebbe bastato mordersi la lingua e andare subito alla fase B: «Per la partita con il Genoa si vedrà...». 5) La disciplina La questione «bisogna far rispettare la disciplina» è chiaramente stra-condivisibile, però deve valere sempre. In presenza di altri e forse più marcati «comportamenti sbagliati» (quelli di Nainggolan e Perisic nella prima parte della stagione) a un certo punto al bastone si è preferito alternare la carota, qui invece sembra che si sia arrivati al «o io o lui». Se è così, forse, sarebbe meglio evitare termini come «recupero» e dire le cose come stanno: Spalletti vuole legittimamente conquistare la Champions con il gruppo che non gli ha voltato le spalle. E nessun altro. Fine. Mancano 9 partite alla fine del campionato. Per la 311esima volta negli ultimi 2 mesi concludiamo il pezzo con la solita frase che non serve a niente (ma la scriviamo lo stesso): c' è una cosa che certamente conta più di Icardi, Spalletti, Wanda Nara e gli avvocati: l' Inter. Ma davvero. di Fabrizio Biasin