Condannato
Nikola Kalinic, in Serie A tutti segnano più del presunto bomber del Milan
«Serviva l’attaccante da 15-20 gol», ha detto Rino Gattuso analizzando che cosa non è andato nella stagione del Milan. «Ci è mancato un bomber da doppia cifra», ha volato più basso il ds rossonero, Massimiliano Mirabelli. Anche perché era dagli albori dell’era Berlusconi, cioè dalle sole otto reti di Mark Hateley nel 1985/86, che il Diavolo non ne aveva in rosa un attaccante così poco prolifico. Per non completare il disastro ed evitare un’altra estate all’insegna dei preliminari di Europa League, - sarebbero tre i turni questa volta, primo impegno il 26 luglio - il Milan si affiderà ancora alla sua punta... da cinque gol. Toccherà infatti a Kalinic provare a battere la sua ex Fiorentina, o almeno a non fare peggio dell’Atalanta a Cagliari per conservare il sesto posto che vale l’accesso diretto ai gironi (la Dea è indietro di un punto ma con una migliore differenza reti). L’attaccante croato è stato uno delle maggiori delusioni del mercato da 240 milioni: in 40 partite, è andato a segno una volta ogni 347’ in campionato e mai nelle coppe. E da dicembre in poi ha siglato solo il pari con il Sassuolo. Nikola, però, non ha mai perso la fiducia di Montella prima e poi di Gattuso (che lo ha reintegrato dopo l’esclusione punitiva col Chievo): un caso di sopravvivenza singolare visto il rendimento in campo e la poca efficacia anche come riferimento offensivo del gioco. Mentre San Siro lo aveva già condannato a novembre, dopo la sequela di occasioni mancate col Torino. D’altronde, il confronto col baby Cutrone - otto gol in campionato, 16 totali - è umiliante. Ma meglio di Kalinic hanno fatto anche Bonaventura (7) e Suso (6). E non solo: sono 45 i giocatori che lo precedono nella classifica marcatori della Serie A. Figurano difensori come il laziale De Vrij (6, mentre Koulibaly e De Silvestri affiancano il croato a 5) o centrocampisti come Barella (6), Hamsik (7), Barak (7) e Cristante, a quota 9 come Khedira. E poi punte meno blasonate come Trotta (7), Antenucci (9), Inglese (11), Pavoletti (11) e Lasagna (12) e le sorprese della lotta salvezza: Simy (7) e Diabaté (8). Persino le vecchie conoscenze milaniste, Destro e Lapadula, hanno toccato quota sei. E Politano, obiettivo rossonero per l’estate? Ne ha realizzati 10. Rimanendo solo ai rivali viola, Chiesa è andato a segno 6 volte e Veretout 8, mentre l’erede di Kalinic, Giovanni Simeone, ha fatto 13. Leggi anche: Mistero-Kalinic: ma come mai Gattuso...? E dire che Kalinic il Milan l’aveva voluto a tutti i costi. Aveva aspettato gli assalti ai bomber più blasonati, ritardando le vacanze in patria grazie a un certificato medico per stress da calciomercato. I suoi rivali dell’epoca non hanno avuto molta fortuna, ma hanno comunque segnato molto di più: 10 gol per Belotti dopo i problemi al ginocchio, 27 stagionali per Aubameyang al termine di una stagione vissuta tra liti a Dortmund e il trasferimento all’Arsenal. Chiuse tutte le piste alternative, le nozze Kalinic-Diavolo si concretizzarono grazie a un prestito con riscatto obbligatorio a 25 milioni dopo il primo punto conquistato dal Milan nel 2018. Una formula che ha neutralizzato la minacciosa promessa fatta al giocatore dallo stesso Mirabelli durante la presentazione ufficiale dopo l’arrivo dalla Fiorentina: «Se non segni, torni là». Kalinic non rientrerà in Toscana, ma è già nella lista dei possibili partenti del prossimo mercato. di Francesco Perugini