Speranze
Billy Costacurta, perché il futuro dell'Italia dopo l'addio a Sky è nelle sue mani
C’è qualcosa di trascendente che lega Alessandro Costacurta al 20 maggio. Una delle grandi bandiere del Milan ha disputato l’ultima partita a 41 anni e 25 giorni contro l’Udinese, dove segnò una delle sue tre reti in Serie A. Era il 2007, il 19 maggio. Il giorno seguente, il 20, Billy si sarebbe svegliato da ex calciatore, mentre a distanza di undici anni esatti, il prossimo 20 maggio appunto, si alzerà come lui stesso ha confermato per annunciare chi sarà il prossimo ct dell’Italia. In poche settimane, Costacurta è passato dal vellutatissimo sgabello di opinionista Sky alla nomina a subcommissario della Figc. Detto così, sembrerebbe una delle tante cariche farlocche nel poltronificio Italia; in realtà, al 51enne marito di Martina Colombari è stato messo in mano il futuro del calcio azzurro. Il commissario straordinario Fabbricini e, soprattutto, il regista dell’intera operazione, Malagò, gli hanno affidato pieni poteri sulla decisione tecnica che dovrà rifondare tutto il pianeta Nazionale, restituire credibilità, metter “nero su campo” (finalmente) un piano industriale pallonaro che, tradotto, significa interagire coi club e contribuire ad allargare la base dei convocabili per riportare la Nazionale maggiore nel gruppetto di quelle che contano. Elegante, capace di giudizi tranchant, ovviamente addentro alla materia, Costacurta si è calato alla perfezione nella nuova carriera di diplomatico, una quasi missione politica per lui che di Renzi ebbe a dire «è il nuovo Berlusconi» (il Fatto Quotidiano). Ma quella federale è solo l’ultima avventura per il vulcanico Billy, soprannome che non ha mai digerito («Era un succo di frutta»): non gli era riuscito il salto dal campo alla panchina (pochi mesi da allenatore del Mantova nel 2010 prima di mollare: «In campo pensavo a mio figlio e arrivato a casa la testa era ancora alla squadra: non ero né un buon padre né un buon allenatore»), si è lanciato in mille imprese imprenditoriali (fra le altre, ristoranti, settore immobiliare, una start up per insegnare calcio in Cina) ed ha chiuso (almeno per ora) la carriera di opinionista a Sky litigando con il suo amico Donadoni per un penalty non concesso al Bologna contro il Napoli: «È da pazzi dire che quello non è rigore», sibilò Roberto al dubbioso Billy. Ma allora qual è il borsino del ct? Quali nomi sta trattando Alessandro che ha un budget di 5 milioni ma sarebbe contento di spendere meno? Al momento l’unica cosa certa è che il prossimo ct sarà quello che si libererà prima dal proprio club. Mancini è la prima scelta di Malagò, anche se quando c’è da ricostruire non ha mai eccelso; Conte invece, sia alla Juve sia con l’Italia, ha già mostrato di saper trasformare dei ronzini in purosangue, è in rotta col Chelsea ma ancora in corsa per conquistare la finale di FA Cup (che si gioca il 19 maggio: un caso?). Però non è in buoni rapporti col dg federale, Michele Uva. C’è poi la suggestione Ancelotti. Costacurta lo ha già incontrato due volte, Carletto spera nella chiamata dell’Arsenal e non è convinto di volersi imbarcare nell’avventura con una rosa di convocabili non proprio di alto livello. Ci sarebbe pure Ranieri, ma in Figc dicono che allora tanto varrebbe tenersi Di Biagio, tecnico federale, sulla falsa riga di Lopetegui (Spagna), Southgate (Inghilterra) e della grande tradizione italica. Certo, con Di Biagio Costacurta condivide qualcosa, un rigore fallito che ogni tanto fa capolino dal cassetto delle cose amare: Gigi spedì sulla traversa quello che ci eliminò dal Mondiale ’98, Alessandro col Milan zappò per terra e consegnò la Coppa Intercontinentale al Boca nel 2003. Speriamo che stavolta Billy faccia gol. di Tommaso Lorenzini