La cazzimma di Ringhio
Moggi, il segreto di Gattuso che nessuno vi dice: "Vi spiego io perché il suo Milan vince"
Roma-Milan era il big match di giornata: l' hanno vinto Gattuso e il suo Milan, l' hanno perso Di Francesco e la sua Roma. Su queste colonne, poco dopo l' inizio del campionato, già si scriveva che la squadra giallorossa mancava di qualità soprattutto a centrocampo, forte atleticamente ma troppo prevedibile, dopo la partenza di Salah. Per cui, secondo noi, le possibilità della Roma di prevalere su Napoli e Juve erano minime. Arrivati dunque al momento in cui è venuta meno la condizione, ecco uscir fuori tutte le carenze e l' importanza del lavoro che faceva l' egiziano: saltava l' uomo, creava spazi, dava profondità, segnava e faceva segnare Dzeko (ora fischiato per i pochi gol ma solo perché mal supportato). Se qualcuno volesse chiedersi quanto valga Salah pensi al Liverpool di Klopp, ne parli magari con lui che lo allena (come abbiamo fatto noi) e si renderà conto della bontà di quello che scrivevamo. Oggi si vedono difensori lenti che cercano ma non trovano i centrocampisti; i centrocampisti, tutti portatori di palla, che non riescono a lanciare gli attaccanti (ne sa qualcosa Schick). Di Francesco, nel post partita, si è preso tutte le responsabilità e ha fatto bene. Dovrebbe spiegare come gli sia venuta l' idea di mandare in campo Dzeko a fianco di Schick, annullandoli entrambi. Ed El Shaarawy dov' era? Forse il freddo gli ha confuso le idee. Dall' altra parte vince meritatamente il Milan di Gattuso che ha fatto rinascere la squadra dalle ceneri cui Montella l' aveva lasciata. E l' ha fatto nella maniera più semplice: mettendo ciascun giocatore nel ruolo adatto, ricaricando le pile di tutti con una preparazione atletica più intensa. Considerando poi che in attacco davano poco affidamento sia Kalinic sia Andrè Silva, ha pensato bene di dare fiducia a Cutrone, 20 anni, che lo sta ripagando a suon di gol. Questo si chiama coraggio. Leggi anche: Moggi racconta Agnelli: "Cosa gli ho fatto quando stavano per operarlo" Infine, ha cercato di inculcare in tutti la sua cazzimma tipica: e c' è riuscito perché Rino è una persona credibile. Sapeva di non aver in mano una grande squadra, per cui pressare e correre doveva essere il dogma. Non si è di certo montato la testa per la vittoria di Roma, conosce bene le difficoltà che dovrà ancora superare per raggiungere magari la qualificazione per l' E-League (avendo un avversario di tutto rispetto come la Samp che non perde colpi specialmente in casa: il 2-1 all' Udinese è la nona vittoria) o per andare in finale di Coppa Italia: domani sfiderà la Lazio del sempre più capocannoniere Immobile (23). Gattuso sa che la Lazio ha più qualità del suo Milan, ma non lo dice a nessuno, anzi cerca di far credere ai suoi proprio il contrario. Mentre sulla sponda Inter è difficile capire quale sia la realtà. Un silenzio assordante che assomiglia a tanta confusione: lo prova l' ora abbondante in balìa del Benevento al Meazza, sabato scorso. Le zuccate di Skriniar e Ranocchia hanno portato a Spalletti una vittoria con poco merito ma pesante per la corsa Champions. Di gioco, però, manco a parlarne e lo testimoniano i fischi del pubblico, che applaudiva anzi le (assenti) giocate avversarie. Eppure, Roma e Inter fanno parte della nostra élite calcistica, rappresentando al meglio quanto poco sia allenante il nostro campionato (vedi i risultati in Europa). Intanto, il Napoli va a +4 sulla Juve che non ha giocato con l' Atalanta causa neve. Ma non chiamiamola fuga. di Luciano Moggi