A picco
Milan, otto sconfitte: come nell'anno della retrocessione in Serie B
Il ritiro non serve, se mancano le idee. Non è bastato, infatti, obbligare i giocatori a restare una settimana a Milanello per far ritrovare la vittoria al Milan: anche perché in campo non basta la grinta, servono idee, un copione da seguire e recitare tutti insieme, possibilmente. Si è visto qualcosa di meglio rispetto al ko indegno di Verona, anche perché peggio era difficile fare. Ma se questo è il risultato di una settimana di isolamento e lavoro, forse è il caso di interrogarsi sul reale valore di questa squadra. In fondo, quella di ieri è stata l’ottava sconfitta in 17 partite lo stesso numero dell’anno dell’ultima retrocessione. Una crisi che non si interrompe, anzi peggiora, dato che per la seconda gara di fila il Milan non è riuscito a segnare e il parziale delle ultime sei giornate parla di cinque punti, cinque gol segnati e ben 10 subiti. Segnali allarmanti, anche per il prosieguo della stagione. Lo sprofondo rossonero, insomma, continua. E il problema, per Gattuso, è chiaro: il Milan non è una squadra. «Stiamo sempre a cercare di spiegare perché gli episodi ci condannano, ma questi episodi sfavorevoli ce li andiamo a cercare commettendo degli errori - le parole del tecnico -. Quando dico che non siamo una squadra lo tocco con mano: nei momenti di difficoltà non riusciamo a reagire, è un dato di fatto». E in effetti l’impressione di Gattuso è confermata dai numeri: contro l’Atalanta, il Milan per l’ottava volta è andato in svantaggio, senza riuscire a strappare nemmeno un punto in rimonta. «Dimissioni? Se pensassi che il problema sono io – ha proseguito Gattuso -, se vedessi che i giocatori non mi seguono...Ci manca fame, malizia, cattiveria». E non solo: forse anche idee. di Matteo Spaziante