Di Fabrizio Biasin

Inter capolista? Grazie ai cinque italiani in campo

Andrea Tempestini

A 4 giorni dalla sfida di campionato che se anche non ti interessa te ne accorgi perché spuntano interviste a Gigi Simoni, Mark Iuliano e l’arbitro Ceccarini (ma non a Ronaldo perché, giustamente, se ne fotte), siamo qui a cercare argomenti per avvalorare tesi fondamentali del genere «l’Inter è forte perché...» e «la Juve è forte perché...». In questo specifico caso parliamo dell’Inter. (Gigi Simoni vi dirà sempre che il rigore «c’era»). L’Inter capoclassifica ha un sacco di bravi giuocatori, finalmente se ne sono accorti anche quelli che «è una squadra di mediocri». Il merito è di Spalletti, certo, ma anche dei vari Icardi, Perisic e compagnia pedante. Tra le grandi novità dell’Fc Internazionale «spallettiana» c’è - incredibile a dirsi - anche questa nuova tendenza al tricolore che si credeva perduta. (Mark Iuliano vi dirà sempre che quello di Ronaldo era «sfondamento»). Nella squadra scesa in campo domenica contro il Chievo, oltre al pelatissimo tecnico, sono stati protagonisti sul campo gli italiani D’Ambrosio, Candreva, Santon, il redivivo Ranocchia, oltre al subentrato (e oriundo) Eder. Totale, 5 giocatori made in Italy, che non saranno una marea ma a «pesare» quello che è successo negli ultimi 10 anni in casa nerazzurra, lo sono eccome. (L’arbitro Ceccarini a seconda della stagione vi dirà «sì, ho sbagliato, il rigore c’era», o «ma non diciamo boiate, ho preso la decisione corretta»). Questa nuova «identità» azzurra, forse (e sottolineiamo «forse») può essere uno dei motivi della ritrovata armonia all’interno dello spogliatoio nerazzurro (oltre ai 16 gol di Icardi che, diciamolo, hanno il loro discreto peso). (Juventini e interisti si insulteranno nei secoli dei secoli al grido di «anche con il rigore non sarebbe cambiato nulla!» e «Intanto datecelo, poi vediamo come va a finire»!). Se ci mettiamo a contare le presenze italiane nelle altre big di serie A scese in campo tra venerdì e domenica, andiamo dai 3 giuocatori della Roma (Florenzi, Pellegrini, El Shaarawy), ai 2 del Napoli (Insigne e il subentrato Maggio) fino ai ben 5 juventini (De Sciglio, Buffon, Chiellini, oltre a Barzagli e Marchisio subentrati). Il fatto che il Milan fermato a Benevento avesse in campo ben 7 italiani tra italiani e riserve (Donnarumma, Romagnoli, Bonucci, Borini, Montolivo, Bonaventura, oltre ad Abate) ci invita in ogni caso ad essere prudenti. Italiani o stranieri che siano, l’importante è che non si tratti di pippe. (Se venite da Plutone, specifichiamo che tutte le parentesi sono offerte da «Juve-Inter 1-0 del 26 aprile 1998, la partita mai finita»). di Fabrizio Biasin