L'analisi

Inter, Luciano Moggi: la rosa così corta può compromettere la stagione

Andrea Tempestini

Sofferenze oltremodo per questa Inter seconda in classifica, ma l’avevamo già capito: contro Spal, Genoa, Benevento, Crotone, insomma le pericolanti, la squadra di Spalletti ha sempre faticato a esprimersi negli spazi chiusi. Icardi, sempre tenuto imbrigliato in una selva di avversari, diventa addirittura un attaccante normale se non gli viene permesso di esprimere le proprie qualità. Il problema di chi affronta questa Inter, però, è che se raddoppi su Mauro ti scopri da un altra parte, e Borja Valero e Perisic lo dimostrano. Certo, Handanovic e quell’uscita avventata che ha causato il rigore hanno contribuito e non poco a movimentare la serata: della serie “fa tutto l’Inter”, che quando ha subito il pareggio ha subito accelerato facendo valere le gerarchie e la caratura. La domanda è: la panchina ci pare corta, basterà per una stagione di vertice fino alla fine? Dall’altra parte del Naviglio, è nebulosa la situazione del Milan. Sabato, senza fare nulla di particolare, la Juve lo ha dominato: non c’è personalità, non ci sono nella rosa giocatori con le qualità e la prospettiva di poter riportare rapidamente il club ai fasti del passato. La dichiarazione di Montella nel dopo gara, «abbiamo giocato alla pari con la Juventus, la differenza l’ha fatta Higuain», è sintomatica e lascia di stucco: è evidente che l’allenatore rossonero ha visto un’altra partita. Eppure, nonostante le cinque sconfitte su undici partite in campionato e una classifica che vede il Diavolo già lontanissimo dalla zona Champions (obiettivo dichiarato a inizio stagione) mandare via adesso Vincenzo sarebbe un errore. Resta vero, al contempo, che lui non ha ancora capito come muovere gli ingranaggi della squadra. Tutto il contrario di Higuain, perfetto nel prendere in mano la Signora, che risolve con due lampi il sabato milanese affiancato da una squadra rimessa a posto da Allegri, con Manduzkic e Cuadrado a far ripartire le azioni e chiusa bene in difesa. Inutile dire quanto non sia facile la trasferta di oggi a Lisbona: per lo Sporting è l’ultima chance per restare aggrappato al treno qualificazione agli ottavi, mentre la possibilità di strappare già matematicamente il pass è uno stimolo in più per i bianconeri. Continua il suo volo la Lazio rifilandone 5 al Benevento, avversario dal peso specifico palesemente rasoterra che denota però la facilità di esecuzione dei meccanismi approntati da Inzaghi. Svetta un Immobile indispensabile anche per la Nazionale. Ventura deve prendere appunti e osservare come i nostri migliori convocabili vengono utilizzati nelle relative squadre e far sì che godano delle stesse “abitudini”: a Ciro serve gente che lo asseconda nei movimenti e che gli permette di andare in gol con facilità, ecco perché un 4-3-3 con l’amico Insigne sembra una soluzione azzeccata. Di contro, c’è una Roma che forse non entusiasma per il gioco ma è una solida operaia, che sa vincere soffrendo. In questo, stasera all’Olimpico troverà un Chelsea altrettanto tosto, a immagine del proprio allenatore, ma potrà dare ai Blues filo da torcere: Londra insegna, magari però anche Conte avrà imparato dai suoi errori. E dunque si prevede partita apertissima. di Luciano Moggi