Destini opposti
Inter, Zanetti rinnova il contratto: giocherà fino al 2014
La Milano del calcio si spacca sulle bandiere. E i veleni, questa volta, abitano lo spogliatoio rossonero, non quello nerazzurro che ha appena archiviato una stagione molto più tribolata rispetto a quella degli arciodiati cugini. La storia che si sviluppa in parallelo è quella dei due capitani: Massimo Ambrosini e Javier Zanetti. Il primo scaricato dal Milan, il secondo fresco di inatteso rinnovo. La notizia più recente è quella della firma dell'argentino: a 40 anni quasi compiuti, quasi senza leggere le clausole, trova l'accordo col patron Moratti. Giocherà anche la prossima stagione, la sua carriera non finirà con la rottura del tendine d'achille dello scorso 28 aprile, nella sfortunata trasferta palermitana. Poi c'è il caso Ambrosini, la cui storia in rossonero, dopo 18 anni divisi in due tranche (la prima, 1995-1997, molto più breve), viene "terminata" dall'ad Adriano Galliani, che ha annunciato il non-rinnovo del contratto. Javier - Partiamo da Zanetti. Dopo la firma i ringraziamenti "alla società per la fiducia. Abbiamo parlato a lungo dell'infortunio e abbiamo deciso di fare un altro anno insieme". Una bandiera, il simbolo delle croci e delle delizie dell'epopea morattiana, non può lasciare la maglia di un'intera carriera in barella. "Mi auguro di poter ripagare sul campo questa dimostrazione d'affetto e di stima nei miei confronti". Ma anche nell'improbabile caso in cui Zanetti il prossimo anno si trasformasse in un "brocco", c'è da scommetterci, alla curva Nord verranno i lucciconi a rivederlo in campo. "El Tractor", giusto per intendersi, fu il primo acquisto dell'era Moratti: era il maggio del 1995. Ad oggi, e il tassametro corre, conta 603 gare disputate in Serie A, ovviamente tutte in nerazzurro, ed è lo straniero con il maggior numero di presenze nel nostro campionato, dove è anche il secondo in assoluto dietro - corsi e ricorsi meneghini - a un'altra bandiera rossonera, Paolo Maldini. Quindi il plamares: Zanetti, all'Inter, ha vinto 5 scudetti, 4 Coppe ITalia, 4 Supercoppe nazionali, 1 Coppa Uefa, la storica Champions League con Mourinho e un Mondiale per club. Max - Per un Zanetti che ride, c'è un Ambrosini che forse non piange, ma che di sicuro mastica amaro. Pesarese, classe 1977, prima stagione al Milan nel 1995 e ritorno nel 1997, per non lasciarlo mai più. Fino ad oggi. "Le nostre strade si separano", dice Galliani. Divorzio dopo 4 campionati vinti, 1 Coppa Italia, 2 Supercoppe italiane, 2 Champions League, 2 Supercoppa Uefa, un mondiale per Club. Ambrosini era anche il capitano di questo Milan. Ora, sussurrano i maligni, paga la sua tenace difesa di Massimiliano Allegri, il mister inviso al Cavaliere. Se non cade la testa di Max deve cadere la testa dell'altro Max, verrebbe da dire. Se resta Allegri, allora se ne va Ambrosini. Forse perché il tecnico toscano, condannata a una perpetua "ultima spiagga" per il poco amore che Silvio nutre per lui, non può essere troppo forte e protetto nello spogliatoio di via Turati. La rottura dei rossoneri con Ambrosini si consuma in un tripudio di rancori. "Verso Massimo poteva essere usato maggiore riguardo", sbotta il procuratore. Si sapeva, ma l'ufficialità poteva essere più rispettosa nei confronti di chi è stato il Capitano del Milan". E ora? Ora il biondo pesarese continuerà a calciare il pallone. Non si ritira. Forse Fiorentina, forse West Ham in Inghilterra, forse una montagna di dollari nella Major League Soccer a stelle e strisce. Di sicuro niente Milan. La bandiera viene ammainata. Mentre quella di Zanetti resta alta nel cielo nerazzurro.