Un sogno a Berlino

Champions League, la notte della finale: così la Juventus può battere gli "alieni" del Barcellona

Andrea Tempestini

Gli agitatori dei sogni bianconeri hanno i numeri al posto degli artigli, ma non sono meno pericolosi di Freddy Krueger. Cifre monstre, quelle del Barça targato Luis Enrique: 37 gol presi, come la Juve; 172 gol fatti, 69 in più dei bianconeri. Sudate freddo? Eppure quest’anno anche i blaugrana sono caduti, sei volte (come la Juve). Champions, 30 settembre, Psg-Barça 3-2. Al Parco dei Principi arriva il primo ko stagionale: Messi pareggia il gol di David Luiz, poi Verratti e Matuidi, Neymar accorcia. Suarez era ancora out. Liga, Real-Barça 3-1. Il 25 ottobre Suarez rientra dopo la squalifica per il morso a Chiellini ma non basta: al 4’ Neymar illude, poi Ronaldo, Pepe e Benzema ribaltano. Liga, Barça-Celta Vigo 0-1. La prima sconfitta casalinga (1 novembre) è firmata, mirabile dictu, dall’ex Cagliari Larrivey, ma il vero spartiacque della stagione è Real Sociedad-Barça 1-0. Il 4 gennaio, l’autorete di Jordi Alba e una partita orrenda aprono la crisi: lite fra Luis Enrique e Messi (in panca con Neymar), si parla di uno schiaffo del tecnico alla Pulce. Nei giorni seguenti Xavi prende in mano la situazione: faccia a faccia con Leo e i senatori e messaggio a tutti su Whatsapp: «Se continuiamo così, è chiaro che quest’anno non vinceremo niente». Da lì Messi comincia ad allenarsi anche nei giorni liberi, cambia atteggiamento e con lui la squadra: arrivano 11 vittorie di fila fra campionato e coppe interrotte il 21 febbraio al Camp Nou dal Malaga in Liga, un 0-1 che lascia il Barça secondo a -4 dal Real. Ma la miccia è accesa, alla fine sarà trionfo in campionato e Copa del Rey. Da lì a oggi l’unico ko è l’ininfluente 2-3 a Monaco con il Bayern, regolato 3-0 all’andata. I blaugrana, dunque, se perdono lo fanno di misura (Clasico a parte, ma quello è sempre così), quando incontrano squadre accorte ma non rinunciatarie: questa affamata Juve è capace di fiammate devastanti (Tevez, Morata, Vidal, Pogba), sapiente lettura tattica e dei punti deboli (lanci di Pirlo a scavalcare i terzini) e in porta ha un certo Buffon: potrebbe bastare... di Tommaso Lorenzini