Sci alpino

Sci Alpino, Lake Louise: Incontenibile Vonn. Azzurre zoppicanti

Ignazio Stagno

Lindsey Vonn: la regina delle nevi in una favola reale dal non scontato lieto fine. 60 vittorie in coppa a 2 dal record di AnneMarie Moser Proell, 4 coppe di cristallo, 6 coppette in discesa, 4 coppette in supergigante, 3 coppette in combinata, 2 medaglie olimpiche, 5 medaglie mondiali. E' tornata ed è rientrata alla sua maniera: veloce e di prepotenza. Nel week end perfetto, sulla pista perfetta, dettano legge le americane e naturalmente alla guida c'è lei, leader naturale. Alla seconda uscita trionfa, alla terza si inchina solo a un'inarrestabile Lara Gut. Mostra ancora qualche imperfezione, necessita di un po' di rodaggio dopo la lunga assenza, ma il ginocchio preoccupa meno, il fisico è forte e la testa di nuovo libera. La discesa di Lake Louise non è particolarmente difficile, una reale prova della sua condizione si avrà su altri tracciati. L'americana però migliora e si affina progressivamente, non calando nel finale, assecondando le sconnessioni e tenendo le curve con decisione, dopo che all'esordio aveva mostrato qualche comprensibile titubanza. Primo podio tutto made in USA con Julia Mancuso e Stacey Cook. Nel supergigante dove l'aspetto tecnico assume maggior valenza riesce a far tremare la svizzera e lascia centesimi soltanto nell'ultimo tratto di scorrimento, dove in genere fa la differenza. Batte Tina Maze, un baluardo, e batte tante rivali di primo piano, quali Fenninger e Weirather, tra cui molte giovani sgomitanti. Se la classe non è acqua, un rientro del genere non era comunque prevedibile. Le paure, la perdita di feeling, la lontananza dalle gare non permettevano voli pindarici. Lindsey, però, è abituata a volare con i suoi sci e non ha faticato a cavalcare l'idea di un ritorno in grande stile. Basti pensare alla smorfia al termine delle prima discesa libera, quando già pregustava minimo un podio. La mentalità vincente, la fiducia e la convinzione malgrado la sofferenza sono le chiavi di volta che mancano invece alle italiane, salvate soltanto dal nono posto di Daniela Merighetti. Il gruppo necessita di lavoro, per quanto Nadia Fanchini si trascini una preparazione zoppicante e Sofia Goggia abbia il fardello di una stagione persa. Le condizioni non favorivano le loro caratteristiche, ma erano alla portata migliori piazzamenti, non giunti per motivi che prescindono dal talento. di Giulia Volponi