A scuola di sport

Coni, intervista al presidente Giovanni Malagò: "Ogni traguardo è una nuova partenza"

Giulio Bucchi

La madre di tutte le sue battaglie. Il massimo esponente sportivo italiano, il presidente del Coni Giovanni Malagò, non perde occasione per ribadirlo. Lo sport scolastico, i giovani, l'educazione e la formazione sono fondamenta su cui costruire. Diritto e dovere al gioco, all'attività motoria, a valori sani e a una crescita, che è soprattutto libera espressione della propria individualità in un contesto di integrazione, devono guidare al futuro con una prospettiva aperta. Perché lo sport è una scuola di vita in qualsiasi modo lo si declini e dunque uno strumento culturale prezioso. Il progetto Sport di Classe recentemente avviato grazie all'impegno congiunto del Miur, del Coni e della Presidenza del Consiglio dei Ministri è l'occasione per un confronto su varie tematiche con il Presidente, per il quale però necessariamente ogni traguardo è soltanto un punto di partenza.  Presidente, nell'ambito di questo nuovo progetto è inserita la figura del tutor sportivo. Che ruolo avrà e di cosa si occuperà concretamente? "Il progetto Sport di Classe, riservato alla primaria, mira a garantire l'inserimento di due ore di educazione fisica nell'ambito della programmazione scolastica. Rispetto ai progetti pilota degli anni scorsi la novità più rilevante è costituita dalla possibilità, per tutte le scuole che lo desiderino, di aderire e di far partecipare almeno tutte le classi terze, quarte e quinte per l'intero anno. Figura chiave per la sua riuscita è il tutor sportivo, che ha il compito di supportare a livello organizzativo e didattico i dirigenti scolastici e il corpo docente nelle decisioni relative all'ambito motorio. Inoltre farà da collegamento tra il mondo scolastico e gli organismi sportivi del territorio di competenza e collaborerà attraverso un piano di informazione e formazione, anche con affiancamento periodico dell'insegnante. Garantirà infine l'organizzazione dei Giochi Invernali e Giochi di fine anno, che diventeranno una vera festa dalla forte valenza aggregativa, nonché momento di promozione dei valori educativi dello sport'. Sarà rivolta molta attenzione agli studenti con disabilità. Vi saranno rappresentanti specifici del CIP o rientrerà nelle competenze del tutor? "Nelle due ore di educazione fisica sarà promossa la partecipazione attiva degli alunni con bisogni educativi speciali: il CIP ha contribuito a elaborare i contenuti didattici e formativi del progetto ed è presente con i suoi rappresentanti in tutte le componenti di gestione". Quali saranno gli organismi di coordinamento e riferimento? "Per quanto riguarda gli organismi di riferimento, Coni-Miur e Cip pianificheranno e realizzeranno le attività attraverso l'organismo regionale per lo sport scolastico, che prevede l'interazione tra l'Ufficio Scolastico Regionale, il Comitato Regionale del Coni e il Coordinatore, sempre regionale, di Educazione Fisica, oltre al referente Cip. Questo progetto rappresenta un ponte rispetto all'attuazione delle linee guida de La Buona Scuola, che costituiscono un passo importante verso l'inserimento degli insegnanti di fisica nella scuola primaria". Verrà riposta attenzione anche all'educazione anti-doping e all'integrazione multiculturale? "Lo sport è, per definizione, un linguaggio universale che supera ogni diversità, un inno alla fratellanza, un formidabile strumento di inclusione. Tra l'altro il progetto Sport di classe è stato presentato all'Istituto Comprensivo Manin di Roma, il più efficace esempio di integrazione, perché capace di accogliere bambini di ogni etnia. Favorire la pratica motoria sin dalla primaria vuol dire anche trasmettere insegnamenti di natura etica e valoriale che permeano il nostro mondo, oltre a promuovere atteggiamenti che prendano le distanze da ogni azione che alteri la genuinità della competizione. Senza sostituirsi al compito educativo, civico e didattico che la scuola è chiamata a fornire per finalità istituzionali, il Coni ha stanziato fondi importanti ed è in prima fila in questa iniziativa, nonostante la tematica non rientri negli obiettivi indicati dallo statuto, perché ho sempre pensato che la promozione dell'attività motoria e sportiva nella primaria sia la madre di tutte le battaglie". Ovviamente sono necessarie condizioni adeguate per portare avanti con successo il programma. Quanto tempo sarà necessario per migliorare le attuali strutture sportive scolastiche, spesso al limite della praticabilità dell'attività motoria? "Per quanto riguarda l’impiantistica non si può prescindere da una decisiva sinergia pubblico-privato con regole chiare, che considerino il contesto in cui si agisce e il fine ultimo della tutela dei giovani. La difficile congiuntura economica del Paese non autorizza voli pindarici, per questo si deve favorire l'intervento di partner a favore dei siti più deteriorati, oltre all'inserimento delle società sportive nella gestione dei plessi scolastici. Una formazione ampia è indispensabile per uno sviluppo completo del bambino, tuttavia sempre più discipline, anche quelle meno tradizionali, stanno perseguendo la via della specializzazione precoce. Come si pone in merito? Ritiene sia inevitabile o la polivalenza e la multilateralità vanno incentivate proprio per il bene dei ragazzi? "Personalmente credo sia opportuno lasciare liberi i bambini di vivere lo sport senza esasperazioni, concedendo loro libertà d'azione, cercando di metterli nella condizione di appagare la propria aspirazione. Bisogna evitare di fare pressioni di ogni tipo, di rivendicare obbligatoriamente dei risultati, che non devono essere la finalità preminente dell'attività motoria a quell'età. Soprattutto credo sia fondamentale garantire un'attività fisica continuativa ai bambini, senza farli desistere, incoraggiandoli a seguire un percorso di crescita, che non può prescindere dallo sport. I dati ci dicono che c'è un'alta percentuale di abbandono della pratica motoria nella fascia adolescenziale e che dopo gli Stati Uniti siamo il paese al mondo con il più alto indice di obesità. Dobbiamo assolutamente cambiare direzione. La scuola comprende anche le classi superiori. Molti giovani sportivi hanno deciso di migrare all'estero perché maggiormente sostenuti nello studio e per la migliore qualità offerta. Come si può ovviare a questo fenomeno? Aiuti, strutture più funzionali, tutor didattici per lo studio? "Non voglio invadere campi che non mi appartengono ma credo che l'obiettivo sia fare sistema tra le varie componenti istituzionali del Paese per evitare che la tendenza si accentui. Mi piace sottolineare l'importanza, in questa ottica, della recente nascita dei Licei con indirizzo sportivo, una soluzione che coniuga la formazione culturale con quella motoria. Per gli studenti si tratta di una nuova prospettiva, che apre frontiere inesplorate. Questo può diventare un modello a livello europeo". Molte federazioni hanno deciso di promuovere lo scambio culturale, con stage e periodi all'estero. Questo tipo di confronto e contaminazione potrebbe essere utile anche in ambito scolastico? La conoscenza di altri sistemi potrebbe favorire il perfezionamento del nostro? "Faccio un discorso generale, che va oltre l'ambito scolastico: arroccarsi e scegliere un percorso autoreferenziale non aiuta in alcun campo, per crescere bisogna aprirsi al mondo, affidarsi alla condivisione e al confronto. E' necessario conoscere altre dinamiche, approfondire le conoscenze, allargare i propri orizzonti e capire se ci sono modelli consolidati all'estero che potrebbero essere adattati alla realtà italiana. Bisogna comprendere che si può sempre fare meglio, senza sentirsi mai appagati: vedere il traguardo come nuovo punto di partenza è una delle lezioni che trasmette lo sport e può essere esteso come concetto transitivo a tutti i settori". Visti i molti eventi giovanili internazionali in calendario nella stagione appena conclusa, quale conclusioni ha tratto del movimento e della preparazione tecnica degli allenatori dall'avviamento all'attività sportiva al professionismo? "I nostri tecnici sono una delle eccellenze del Paese, si tratta di un dato oggettivo, confermato anche dalla crescente richiesta all'estero, in ogni disciplina. Occorre alimentare questa tradizione cercando di puntare su professionalità preparate e appassionate, capaci di decodificare le esigenze degli atleti e di essere in linea con i tempi. I Giochi Olimpici Giovanili Estivi di Nanchino, disputati ad agosto, rappresentano un'ulteriore testimonianza della bontà della scuola italiana, considerando l’incremento del numero di medaglie conquistate, rispetto all'edizione di Singapore 2010, e l'esplosione di giovani talenti. Il segreto deve essere quello di non disperdere l'esempio ereditato dal passato con lo sguardo rivolto al futuro, grazie a un aggiornamento costante che, come detto prima, consenta un’integrazione del nostro sistema con i migliori sistemi internazionali. E' una sfida continua, che per gli allenatori abbraccia inevitabilmente anche la sfera educativa. Un tecnico è un modello: ha un ruolo nevralgico nell'affermazione di una nuova cultura sportiva". di Giulia Volponi