Gazzetta sotto attacco

Intervista a De Sanctis: Twitter si scatena, il direttore della Gazzetta Andrea Monti risponde alle critiche

michele deroma

Dopo l'intervista a Morgan De Sanctis, pubblicata oggi sulla Gazzetta dello Sport, il maggior quotidiano sportivo d'Italia ha subito una valanga di critiche. Twitter si è letteralmente scatenato: "La Gazzetta è controllata da Rcs, società di cui la Fiat (cioè Agnelli) possiede la quota maggioritaria", "La Gazzetta sbaglia perchè quell'intervista alimenta pregiudizi, non opinioni", "Una bella macchina per gettare fango su chi vince, nessun contradditorio con De Sanctis", "Raramente si ha modo di leggere così tante stronzate tutte insieme come nell'intervista di De Sanctis alla Gazzetta", "Complimenti alla Gazzetta che dopo 10 giorni va a cercare De Sanctis, perfetta per stemperare gli animi". Il direttore della Gazzetta dello Sport, Andrea Monti, in una lettera pubblicata sul sito gazzetta.it ha giustificato la scelta editoriale. La lettera di Monti - "La Gazzetta dello Sport tradizionalmente non tifa, né tantomeno fomenta tensioni tra le vari fedi calcistiche. Semplicemente fa il lavoro che il lettore si attende da un grande quotidiano: cerca e pubblica interviste, possibilmente esclusive, con i protagonisti dello sport. Il giornale ha le sue opinioni, e ne risponde, ma non può essere ritenuto responsabile di quelle legittimamente espresse dai suoi intervistati. Nel caso delle vicende connesse a Juve-Roma, la Gazzetta ha plaudito e plaude al 'diamoci una calmata' del presidente Pallotta e di tutti quelli che, sul fronte juventino e nel mondo dello sport, hanno sposato questa posizione. Ciò non toglie che le tesi di De Sanctis - pur discordi dalle nostre - siano espresse da un giocatore di rilievo con un ampio curriculum in azzurro oltre che in bianconero e in giallorosso. A questo si aggiunge un particolare non trascurabile: il portiere della Roma siede in rappresentanza degli atleti nel consiglio direttivo della Federazione Italiana Giuoco Calcio. Le sue opinioni possono non essere condivise e certamente criticate, ma sono rilevanti e vanno pubblicate. Se ciò non avvenisse il giornalismo perderebbe ogni funzione. E di fronte ai social media, dopo oltre un secolo di onorato servizio e indipendenza nel giudizio, non intendiamo ammainare la nostra bandiera di autorevolezza, che non è sinonimo di infallibilità".