Spettacolo

Il Leone d'Oro alla Carriera Friedkin: ''Ricordiamoci che l'arte è un martello''

Venezia, 29 ago. (Adnkronos) - "Dobbiamo ricordarci, e lo dirò ritirando questo Leone d'Oro, che come diceva Majakovskij l'arte è un martello. Questo è anche il ruolo del cinema: può trasformare la società. Il cinema può mostrare e far accettare le diversità. Il mondo oggi è al limite dell'estinzione. Siamo come ai tempi della Seconda Guerra Mondiale, tutti minacciano tutti, ma oggi basta un pazzo che disponga di una bomba atomica per distruggere tutto. E non ci sono Superman o Batman che volano su di noi". Parola del Leone d'Oro alla Carriera della 70ma Mostra del Cinema di Venezia, il regista William Friedkin, che ha diretto pellicole indimenticabili come 'L'esorcista' e 'Il braccio violento della legge' e che porta al Lido per l'occasione la versione restaurata di 'Sorcerer - Il Salario della Paura', il suo film del 1977. "Il film - dice - che più si avvicina alla mia visione del cinema. E che trovo contemporaneo, attinente e originale. E' una versione di diversa di 'The Wages of Fear' di Clouzot non un remake. Non esistono remake. Io ora sto pensando di filmare un Rigoletto con Placido Domingo ma naturalmente non sarà un remake del Rigoletto, ma una nuova versione", dice il regista che ha diretto anche diverse opere liriche. Friedkin è molto critico sulla politica estera degli Stati Uniti e sul possibile attacco alla Siria: "Gli Usa non possono essere i poliziotti del mondo. Nessuno può esserlo". Il regista ha rivelato che potrebbe tornare a lavorare con Tracey Letts, sulla cui opera era basato uno dei suoi capolavori, 'Killer Joe': "Vorremo fare insieme un western dei giorni nostri. Tracey sta lavorando ad una sceneggiatura basata sul romanzo 'The Grapes of Wrath' di John Steinbeck, da cui già John Ford ha fatto un film. Se lo faremo lo porteremo a Venezia, sempre che ci invitino". A chi gli chiede cosa pensi delle affermazioni di Spielberg sull'implosione degli Studios hollywoodiani, Friedkin risponde: "Non è un problema. Forse è un problema per gli Studios. Ma tutto implode. Oggi gli Studios si occupano soprattutto di distribuzione e per il resto sono un po' come un Casinò, fanno girare tanti soldi ma con i soldi che loro spendono per un titolo si potrebbero fare mille film". Poi sottolinea che a suo avviso le cose migliori negli ultimi anni sono arrivate dalla tv via cavo in Usa e non dal cinema: "I Soprano, Homeland, 24 sono meglio di tanti film degli Studios". Il regista - che ha dribblato i flash e le telecamere al suo arrivo al Palazzo del Casinò per poi scherzare entrando all'incontro con la stampa ("Buonasera, sono George Clooney") - ammette di andare poco al cinema: "Preferisco rivedere i blu ray il cinema del passato, da '8 e mezzo' ai film di Antonioni, soprattutto 'Blow Up', da 'Dancin' in the rain' a 'Dabolik', ai film di cinematografie di tutto il mondo". Del nuovo cinema italiano dice di aver apprezzato 'Il Divo' di Sorrentino e 'Gomorra' di Garrone. "Ma in America i vostri film normalmente non arrivano, li vedo nei cinema di Roma e Firenze quando vengo in Italia. Un tempo non era così: tutti guardavano al cinema italiano". Ai giovani filmaker consiglia "di abbandonare subito le scuole di cinema, comprare una telecamera digitale e iniziare a fare i loro film". "Il cinema si impare facendo film e guardandoli, non a scuola. Ma oggi è più facile che ai miei tempi. Con pochi soldi puoi avere la tua camera digitale: un tempo ci voleva un'attrezzatura enorme, molte persone e molti soldi". Infine le tre grandi lezioni che dice di aver imparato facendo cinema: "L'importanza della collaborazione, l'essere aperto alle idee degli altri e l'essere onesti con se stessi".