Puglia

Danza: dal carcere al palcoscenico, la sfida della famiglia Costa

Roma, 18 ago. - (Adnkronos) - Oltre 20 anni trascorsi tra galera e manicomi criminali; militante, in carcere, dei Nap e delle Brigate Rosse; amico, in galera, di Luciano Liggio e Mario Moretti, di Curcio e Cutolo; anarchico e rivoluzionario, sempre in fuga dalla vita, oltre che dai penitenziari, e salvato dalla follia da un appello di Franca Rame e Dario Fo. Un'esistenza come un 'feuilleton' di Dumas e Balzac, quella di Agrippino Costa, origini siciliane, ma stabilitosi a Lecce, 'il rapinatore gentile' salvato dalla poesia, dalla musica, dalla pittura. A lui il regista Piero Cannizzaro ha dedicato un docu-film, 'Ossigeno' (2012); oggi e' padre di 10 figli, di cui sei straordinari danzatori, 'guest' nelle maggiori compagnie europee. A 14 anni la prima fuga da casa per il giovane Agrippino, figlio di un carabiniere, gia' orfano ad un anno. Il '68, la Francia, Marsiglia. Operaio, contadino, pizzaiolo, buttafuori in bordelli e club privati. "Ero un vero anarchico - ha raccontato all'ADNKRONOS Costa- Credevo nella rivoluzione, in un cambiamento della 'societa". Non accettavo ne' Dio, ne' nessun altro padrone. "Forse ero un idealista, un sognatore, chissa'.Me lo disse un giorno, nella sua cella Luciano Liggio. Un amico, un filosofo, come Renato Curcio, menti aperte. Parlavamo di politica, ma soprattutto di Aristotele. 'Siete degli illusi', mi disse Liggio, 'pensavate di trasformare il mondo. E non ci siete riusciti'. Ed aveva ragione - ha proseguito Costa - Eravamo lontani anni luce da quello che accadeva intorno a noi, rispetto al livello di coscienza dell'umanita"'. (segue)