Veneto
Venezia: Roy Andersson, sono piu' ironico di Ingmar Bergman (2)
(Adnkronos/Cinematografo.it) - "Nel capitolo homo sapiens, inquadro quel che gli esseri umani fanno nella storia, cose crudeli come il colonialismo, gli esperimenti fatti sugli animali". E, appunto, il cilindro in cui vengono fatti entrare dei neri per essere arrostiti: "Quel cilindro è un organo assiro, gli assiri erano molto crudeli con popoli vinti, avevano costruito ad hoc macchine di tortura". Poi Andersson illumina sul suo rapporto con l'illustre connazionale Ingmar Bergman: "Quando sono andato alla scuola di regia, Bergman era il preside. Eravamo alla fine degli anni '60, c'era la protesta: siamo scesi in strada a filmare, io e i miei compagni di studi. Come preside, Bergman mi avvertì: 'Se continui a fare film su cose politiche, non farai mai un lungometraggio'. Era un avvertimento, appunto, ma io non avevo paura di Ingmar Bergman. Possono esserci delle analogie tra il mio cinema e il suo, ma Ingmar non aveva umorismo: questa è la più grande differenza con me". Ma di che cosa parla A Pigeon? "Di noi, della nostra vita. Non l'avevo intesa come una trilogia, ora farò un altro film, e sarà la quarta parte di questa trilogia".