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Venezia: Roy Andersson, sono piu' ironico di Ingmar Bergman

Venezia, 2 set. - (Adnkronos/Cinematografo.it) - "No, è una scimmia artificiale, fatta a mano. Non utilizzerei mai un animale vivente per l'elettroshock, ma la scena fa vedere quel che succede nel mondo: utilizziamo altre specie in modo crudele". Così Roy Andersson cancella la possibile polemica degli animalisti: nel suo 'A Pigeon Sat on a Branch Reflecting on Existence' una scimmia è sottoposta a cruenti esperimenti, ma appunto non è una scimmia in carne e ossa. Il regista cult svedese porta in Concorso alla Mostra del Cinema di Venezia la conclusione della sua trilogia "sull'essere un essere umano": dopo 'Songs from the Second Floor' (2000) e 'You, The Living' (2007), ecco appunto 'A Pigeon Sat on a Branch Reflecting on Existence', che incornicia tre incontri con la morte - infarto del marito che stappa la bottiglia con moglie canterina; vecchia in agonia che non molla i gioielli ai tre figli; passeggero esanime su un traghetto con consumazione già pagata - per dare il là a una riflessione esistenzialista tra Hopper e Bruegel e Ikea, con due commessi viaggiatori che vendono canini da vampiro, Re Carlo XII di Svezia, la locandiera Lotte la Zoppa. (segue)