L'antennista

L'aria che tira, Ugo Mattei fa impazzire David Parenzo: "Quella di Michele Serra una piazza maschia e fascista"

Claudio Brigliadori

Do you remember Ugo Mattei? Tre o quattro anni fa, ma sembrano effettivamente un secolo, il professore imperversava nei talk televisivi auto-proclamandosi il capo della resistenza al Green pass (raccogliendo per strada compagni di lotta per certi versi impronosticabili come Carlo Freccero e Massimo Cacciari, per dire). Tornato nel semi-anonimato, viene riesumato da David Parenzo a L’aria che tira per sentenziare sulla manifestazione per l’Europa organizzata sabato a piazza del Popolo a Roma da Michele Serra e Repubblica. Una piazzata che ha trovato sfottò e critiche più dalle parti della sinistra che della destra, per la verità. Anzi, per usare l'espressione di Parenzo, «nel variegato mondo di tutto quello che c’è a sinistra e oltre». E qui, in collegamento interviene il giurista: «Me la rido per come vengono indicate queste cose e di come le piazze siano una modalità politica un po’ desueta, gli si può far dire tutto e il contrario di tutto».

Forse ormai più avvezzo alle aule universitarie e ai salotti tv che ai selciati, Mattei schifa l’evento e si gioca la carta passe-partout che gli farà evitare gli attacchi degli amici progressisti: «Nel 1914 il Quotidiano del Popolo per mano di Benito Mussolini chiedeva alla piazza di istigare ai governi di prendere posizioni maschie». Sì, il sillogismo è proprio lo stesso: «Non vorrei che piazza del Popolo fosse quella roba lì, istigava l’Europa a prendere posizioni maschie e dall'altra parte le idee di buonsenso si dividono tra i protagonismi di piccoli partitini».

 

 

 

«Non so se siano maschie o meno», è perplesso Parenzo. «Si chiedono armi, munizioni per far vedere che abbiamo i muscoli, per far vedere che possiamo anche batterlo Putin, che possiamo far sentire la nostra nello scacchiere mondiale della virilità. È una narrazione fascista, è evidente». «Addirittura fascista piazza del Popolo, professore? No vabbè», allarga le braccia il conduttore. «Sì sì sì, non ho detto che sono fascisti, ho detto narrazione fascista». In fondo a Michele Serra è andata pure bene: ancora qualche secondo e si sarebbe potuto beccare del “patriarcale”.