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DiMartedì, rissa Bocchino-Floris: "Cartelli capziosi", "Volete condannarmi a 20 anni?"

Roberto Tortora

A DiMartedì, programma di approfondimento politico e sociale di La7 condotto da Giovanni Floris, si fa un’analisi e una discussione sul consenso nei confronti del governo e del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che si appresta tra pochi mesi a raggiungere il giro di boa della sua legislatura. Italo Bocchino, direttore editoriale del Secolo d’Italia, contesta i cartelli proposti per intavolare il dibattito ed il padrone di casa, Floris, lo accusa invece di non rispettare la statistica. I fatti, nell’ordine, sono questi. Viene mostrato un cartello con le percentuali di consenso al suddetto “giro di boa” e i dati registrano: Meloni -14%, Draghi -7% e Conte bis, invece, un sorprendente +6%.

A questa grafica subito parte il dissenso di Bocchino che afferma: “Come capita sovente in questa trasmissione i cartelli sono capziosi, prima ho visto il calo della Meloni, poi il calo di Draghi, poi il calo di Conte. Spieghiamo ai telespettatori che abbiamo paragonato le mele alle pere e all'uva. Questo abbiamo fatto. Perché Draghi era sostenuto da una coalizione che era il 90% del Parlamento quindi è chiaro che ha un calo molto più basso. Al che interviene subito Floris: “Ma che c'entra, il cartello invece c'entra, se Meloni aumenta e ha più consenso, il Parlamento va dietro al consenso del Paese, se scende il consenso in Parlamento è perché scende nel Paese. Glielo spieghi a Forza Italia, poi ci arriviamo. Avete perso pure Renzi che all'inizio vi appoggiava”.

 

 

Controreplica, allora, Bocchino: “Non è così, oppure fare come paragone il Conte bis quando c'era il Covid, la gente stava chiusa in casa, sono paragoni completamente sbagliati. Ho diritto a contestare i criteri, non potete mica applicare una legge speciale sul dissenso e darmi vent'anni no?”. E ancora Floris: “E allora? La Meloni è donna e piaceva di più perché era una novità. Io posso farla parlare ma non contestare i criteri, la scheda mette di fronte i presidenti del Consiglio, non si può dire uno era biondo l'altro era bruno. Non è dissenso è contestazione della matematica, è una scienza la statistica”.