Bang bang

Otto e Mezzo, Giannini insulta e Bocchino lo spiana: "Psicosi meloniane", "Vi attaccate a tutto"

Claudio Brigliadori

Nuova stagione, vecchie abitudini. Lilli Gruber torna sulla tolda di Otto e mezzo e conduce il talk dell’access prime time di La7 nelle tranquille acque dell’anti-melonismo. Nessuna nuova sotto i riflettori, insomma. Alla seconda puntata, ecco il focus tanto atteso sull’affaire Sangiuliano-Boccia. E il parterre è quello delle grandi occasioni: Massimo Giannini. Corrado Formigli e Mariolina Sattanino da un lato (cioè contro il governo) e Italo Bocchino solitario dall’altro.

«Se fosse un fatto privato - accusa Formigli - Meloni non avrebbe preteso le dimissioni». «La ricattabilità - aggiunge Giannini, editorialista di punta di Repubblica - è un aspetto che il governo ha fatto finta di non vedere. Cosa sono le psicosi meloniane? La sequenza impressionante di complotti o auto-complotti, che non esistono o sono auto-prodotti che hanno costellato il percorso di governo negli ultimi 2 anni. Si può governare solo invocando le tesi cospirazioniste? Siamo arrivati al limite». «Ho l’impressione che la sinistra stia un po’ sbagliando gli obiettivi - è la replica gelida di Bocchino, direttore editoriale del Secolo d’Italia - e i giornalisti per sostituirsi alle carenze della sinistra si attaccano a tutto ciò che accade. Io ho notato che i sondaggi danno il governo, Giorgia Meloni e FdI in ottima salute. Significa che di tutto quel che ha raccontato Giannini non gliene frega niente a nessuno».

 

«Gli italiani - riprende - votano Meloni perché l’Istat ha documentato che per la prima volta nella storia d’Italia sono stati superati 24 milioni di occupati. E il Pil è in crescita. Non so se Giannini se ne è accorto». «La sinistra - conclude Bocchino - un giorno si attacca a Ilaria Salis che va in giro per l’Europa a far casini, poi si attacca alla Boccia per cercare di far danni al governo. Ma che esempio è».