Serio?

Giannini, "cosa mi ha detto un tassista": fango contro Meloni

Roberto Tortora

A Otto e Mezzo, talk di approfondimento politico pre-serale di La7, condotto da Lilli Gruber, si parla di fisco ed evasione, un problema che storicamente avvelena l’economia italiana. Quanto questo tema ha influito, con le promesse del governo, nelle ultime elezioni?

A rispondere, tra gli ospiti, c’è anche il giornalista Massimo Giannini che, per fare un quadro della situazione, ha fatto degli esempi e raccontato un aneddoto su un tassista alla stazione Termini di Roma: “Spero che Camilla Conti (in collegamento, ndr) abbia un reddito annuo superiore agli 85mila euro, perché per le partite Iva la prima misura, presa da questo governo con la legge di bilancio di un anno e mezzo fa, è stata quella di introdurre la flat tax al 15%, innalzando il tetto di reddito a 85mila euro, soglia al di sotto della quale la flat tax è applicabile alle partite Iva. Domanda, sempre per tornare a quei dati che indignano visto che i dipendenti pagano l'83% dell'Irpef totale: perché, a parità di reddito fino a 85mila euro, un lavoratore autonomo paga il 15% e un dipendente ha un'aliquota che arriva fino al 40%? Mi spiegate qual è la ratio? Se non quella di premiare in maniera del tutto corporativa una categoria che poi inevitabilmente ti voterà. L'ha detto Meloni ‘5 milioni di partite Iva, noi parliamo a 5 milioni di partite Iva’".

 

 

 

"Faccio un secondo esempio – continua Massimo Giannini - per dire quanto questi messaggi sono diseducativi. Mi è capitato ieri sera, tornavo da Milano, mi trovo alla stazione Termini di Roma. Fila di taxi come al solito e un tassista, l'ultimo che doveva prendere la lunga fila di utenti, si affaccia dal finestrino e dice 'io non prendo la carta di credito, non la prendo, perché voi dovete abituarvi all'idea che l'economia deve girare'. Ovviamente ci siamo infuriati tutti quanti, dicendogli 'scusi ma è previsto l'obbligo per voi' e lui 'no, con il nuovo governo non c'è nessun obbligo, voi dovete far girare l'economia'. Fischi, improperi e se n'è andato via senza prendere nessuno, ma questo è il messaggio che alla fine passa a quelle categorie, cioè faccio un po' come mi pare, tanto lo Stato mi è amico. Ma questo non è uno Stato amico, non è un fisco amico, è stato alzato il tetto al contante. È un fisco complice, una cosa completamente diversa”.

 

 

 

Giannini, poi, delinea il quadro italiano, secondo un documento del ministro dell’Economia Giorgetti: “L’Italia è un Paese che rinuncia ogni anno a qualcosa come 96 miliardi, lo ha scritto il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, nella relazione sullo stato dell'economia sommersa e dell'evasione fiscale, depositato in Parlamento soltanto due mesi fa in gran silenzio, perché di evasione fiscale questo governo non vuole parlare. È evidente che l'evasione fiscale in questo Paese è piuttosto diffusa, capillare, si concentra di più in determinate aree molto specifiche. Naturalmente il lavoro autonomo – spiega il giornalista - può evadere di più per la banale ragione che non ha la ritenuta in busta paga e dunque quella è un'area significativa, così come lo è quella delle grandi imprese, le banche. Abbiamo visto come è andata a finire con quel feticcio ideologico che il governo Meloni ha provato a innalzare nell'agosto di due anni fa con la tassa sugli extra-profitti delle banche. Alla fine le banche ci hanno guadagnato, hanno fatto quest'anno 40mld di profitti, tranquilli e sereni, non tassati”.

Guarda il video di Massimo Giannini a Otto e mezzo