Mister Report
Sigfrido Ranucci scortato dalla sinistra in Vigilanza Rai? "Ridicola pagliacciata"
L’opposizione riparte dalla “scorta” a Sigfrido Ranucci. Martedì prossimo, 7 novembre, il conduttore di Report sarà ascoltato, insieme al direttore Approfondimento della Rai, Paolo Corsini, dalla commissione parlamentare di Vigilanza su Viale Mazzini. Lungo il tragitto che lo porterà, alle 20, a Palazzo San Macuto, il giornalista sarà “accompagnato” dai militanti di Articolo 21, l’associazione degli ex parlamentari di Ds e Pd, Giuseppe Giulietti e Vincenzo Vita, e dal presidente della Federazione nazionale della stampa (Fnsi), Vittorio Di Trapani. Per Articolo 21, che considera la convocazione di Ranucci in Parlamento un atto ostile, un “editto bulgaro bis”, la protesta che prenderà il via in piazza del Pantheon alle 19,30 sarà solo la prima di una serie di iniziative che culmineranno in «una grande manifestazione per liberare la Costituzione antifascista da ogni bavaglio», annuncia Giulietti.
COME GALILEO
La convocazione di Ranucci, decisa a maggioranza dalla commissione di Vigilanza lo scorso 25 ottobre dopo la puntata di Report dedicata all’eredità di Silvio Berlusconi e a Forza Italia, è vissuta da Articolo 21 e Fnsi come un «sopruso». Di più, come «un processo del tutto improprio nelle forme, oltre che nella sostanza» (Vita). Per l’ex senatore del Pd «si cerca, come è evidente, la grancassa. L’urlo cattivo serve a indurre qualcuno a imbavagliare Report». Vita chiama in causa l’«Inquisizione», cita addirittura Galileo Galilei e chiama a raccolta l’opposizione vagheggiando il ritorno dei “girotondi”: «Sarà un’iniziativa ovviamente pacifica e limitata, ma vuole essere una gentile sveglia per le forze dell’opposizione. Una simile richiesta inquisitoria si respinge al mittente. Senza “se” e senza “ma”». Immediato è arrivato il sostegno della Fnsi per bocca del suo presidente, Di Trapani: «Cosa mai dovrebbe dire Ranucci ai commissari? Rivelare le fonti? Illustrare i documenti sui quali si sono costruite le inchieste?».
La realtà, accusa, è che la convocazione in Parlamento sia «un messaggio» e che sia un «bavaglio» da far indossare forzatamente «a tutti coloro che vogliono continuare a fare inchieste. Non ci faremo intimorire. Non ci faremo intimidire». Sull’ex Twitter, X, Giulietti mostra i muscoli: «Messaggio ai molestatori: minacce e insulti non ci faranno desistere, il 7 novembre la passeggiata al Pantheon sarà solo il primo passo». Sulla home page del sito di Articolo 21, fino a ieri sera c’erano gli stessi toni apocalittici: «Report e la Costituzione obiettivi dello stesso attacco. Esprimere solidarietà alla redazione di Report, infatti, è anche un modo per opporsi concretamente al progetto di smantellamento della Costituzione cui stiamo assistendo da vent’anni e che sembra essere ormai giunto al culmine». Insomma, Ranucci è il primo martire del nuovo regime, a leggere Loris Mazzetti, ex capostruttura a Rai1 e Rai3: «La democrazia è a rischio e per smembrarla la prima cosa che da sempre viene fatta è quella di colpire il giornalista, quello libero, quello d’inchiesta, quello che per definizione è il cane da guardia della democrazia».
«CHE PAGLIACCIATA»
A Maurizio Gasparri, vicepresidente del Senato, scappa da ridere: «Visto che si ritrovano al Pantheon, lo visitino e facciano un bagno di cultura invece di dare vita a simili pagliacciate». Il senatore di Forza Italia, che siede in Commissione, risponde per le rime agli organizzatori della manifestazione: «Sono ridicoli. In commissione di Vigilanza ascoltiamo tutti: Francesco Pionati, Monica Maggioni... Solo loro confondono un’audizione in Parlamento per un processo». Gasparri naturalmente non ritratta le accuse a Report, già finito nel mirino della maggioranza per le puntate, e i servizi, dedicati a Ignazio La Russa e Daniela Santanchè: «C’è una polemica a causa delle fandonie diffuse su Forza Italia e il Parlamento, attraverso la commissione di Vigilanza, è il garante del pluralismo». Quanto a Vita e Giulietti, per il vicepresidente del Senato sono «inconsolabili. Evidentemente in Rai erano abituati a muoversi da padroni. Il loro vittimismo strumentale è ridicolo e pietoso».