Successioni
Temptation Island, l'Italia è il Paese delle corna: come gode Filippo Bisciglia
È finita in gloria l’ennesima edizione di Temptation Island, il programma dei cornuti di Canale 5. Lo ha fatto con un nuovo record di ascolti, una roba da 3.559.000 spettatori e 28.1% di share, dati che non si leggono neppure ad autunno inoltrato e figuratevi nelle settimane dell’anguriata notturna. La tendenza è chiara: i programmi “impegnati” arrancano, mentre Temptation tira come un carro di buoi. Come ci riesce? Grazie alle disgrazie altrui. Se siete tra quelli che «io mica la vedo ’sta porcheria» sappiate che sì, è vero, Superquark è un’altra cosa, ma non è neppure il caso di essere così schizzinosi. Lo show targato “Fascino” (leggi Maria De Filippi) spiega alla perfezione quel che vogliono gli italiani: leggerezza, risate, disimpegno totale nel periodo fetentissimo della dichiarazione dei redditi e del caro benzina.
Temptation Island è un tale agglomerato di situazioni grottesche e pecorecce da farti pensare «guarda quei fessi, a me non potrebbe mai capitare una roba del genere». E mentre lo pensi è possibile che il lui/lei divanato al tuo fianco stia scambiando messaggi zozzi con Maritozzo90 su Instagram (se pensate «Sì vabbé, figurati...» è giusto che lo sappiate: esiste un Maritozzo90 per ciascuno di noi). Ma forse siete tra coloro che non conoscono le dinamiche di cotanta trasmissione che, quindi, andiamo a riassumere brevemente. «Evita, tanto è finito», direte voi. Ed è vero, ma perla prima volta arriverà l’edizione invernale (annunciata ai recenti palinsesti Mediaset) e, quindi, è bene che non vi facciate trovare impreparati. Funziona così: una serie di coppie sceglie di mettere alla prova il suo amore e approda su questa presunta isola che poi non è altro che un resort in Sardegna. Maschi di qua, femmine di là. Con i maschi convivono una serie di tentatrici la cui caratteristica è avere un rapporto molto più stretto col silicone che con il pudore. Idem per i tentatori, generalmente unti come costine al barbecue e molto tamarri.
Le coppie che partecipano sanno perfettamente che prima o poi arriverà il cornino, ma se ne fottono secondo il seguente principio: meglio cornuto ma pure cornificatore, che tristemente annoiato. Ecco quindi che si creano curiose dinamiche secondo cui tu ti disperi perché la tua lei gioca al dottore con Carmando, ma allo stesso tempo trovi consolazione ballando una lambada fuori moda e molto hot con Jessika (tutti nomi inventati, ma neanche troppo). Il tutto viene condito da dialoghi sussurrati e ovviamente messi in onda in cui si svelano ulteriori tradimenti. E tu a casa ti chiedi: «Ma non lo sanno che sono intercettati? Si facciano un po’ furbi, vero amore?». «Hai ragione da vendere amore mio...». E giù messaggi con Maritozzo90. L’apoteosi del programma si compie di fronte al cosiddetto falò, laddove i cornuti si affrontano e decidono se proseguire la loro storia insieme o se mollarsi e fare la bellavita. Tutto questo risulta certamente piuttosto trash, ma di un trash che sconfina nel comico e così facendo disturba meno rispetto alle stucchevoli e fastidiosissime manie di protagonismo dei Vip da reality (quelle che Pier Silvio Berlusconi vuole azzerare a partire dalla prossima edizione del Grande Fratello, per intenderci).
Chiudiamo la fondamentale analisi sociologica - ne converrete - aggiungendo che lo spezzatino di Cervi e Stambecchi è assai guarnito di contorni: ci sono le azzeccatissime scelte musicali (da Gigi d’Alessio a Cocciante), c’è il “conduttore guru” Filippo Bisciglia, uno che ha lo sguardo da bravo ragazzo e ha certamente capito il senso della vita: lo scongelano un mese all’anno, coordina la sfilata degli unicorni, poi torna in ghiacciaia e ci si rivede alla prossima mattanza amorosa. Quest’anno è possibile che gli tocchi il bis in baita, ma non sarà una tragedia. Anzi, è assai probabile che alla fine il tutto si concluda con la solita indigestione di ascolti, relativo godimento di Mediaset e consueta celebrazione di Maria De Filippi, una delle pochissime che ha capito il segreto della tv italiana: il problema non è il trash, ma come lo racconti.