Quale futuro

Myrta Merlino, Storace: agli amici sussurra di "essere in cammino"

Francesco Storace

Myrta Merlino vola verso Mediaset. Con le lacrime agli occhi, ieri mattina ha salutato La7, “L’Aria che tira”, i suoi ascoltatori che – va detto – non sono stati certo pochi. Ma dodici anni sono tanti per chiunque e la giornalista ha il desiderio di cambiare palcoscenico. Chiude una stagione, ne apre un’altra, e tutto lascia pensare verso l’universo televisivo fondato da Berlusconi.

Myrta non scopre ancora le sue carte. Agli amici sussurra di «essere in cammino» e di «non essere ancora arrivata». Oddio, mica andrà nel Pd con le parole della Schlein. No, vietato ridere, la Merlino è davanti ad una svolta professionale e se la giocherà tutta con la determinazione che ha mostrato nelle rete di Urbano Cairo.

Con un’avvertenza, stando a quello che trapela dai suoi collaboratori. «Stanca della trasmissione quotidiana», e del resto è stata chiara ieri proprio nell’ultima puntata: «duecento puntate l’anno, due ore e mezza tutti i giorni. Praticamente abbiamo passato la vita insieme», ha detto chiudendo la trasmissione. Tradotto, sogna un settimanale tv, che sia il salotto di Barbara D’Urso?

 

BOCCHE CUCITE
L’approdo più probabile è appunto Mediaset, che confermerebbe una vocazione pluralista nell’informazione. Il tema è la collocazione, in quale rete e in che tipo di programma. È indubbio che la scelta spetterà prima di tutto a lei, anche se la Merlino non è una che si spaventa.

Quel richiamo alle duecento puntate l’anno significa che il lavoro la appassiona, praticamente tutti i santi giorni della stagione televisiva, caratterizzata dai buoni ascolti del mattino, figurarsi che cosa potrebbe inventarsi nel contenitore domenicale, se fosse davvero quello l’approdo.

A Mediaset non si sbilanciano ancora, anche se la stimano professionalmente. E nemmeno fanno effetto i ricordini che arrivano in forma anonima – ma stanno già da tempo sulla rete – su qualche suo trascorso polemico con i collaboratori, che lamentavano «troppe pretese». Ma è il destino di chi sa di dover applicare la legge del comando, anche in televisione. Le dicerie non servono a nulla, anche perché nessuno può sapere – e soprattutto verificare – che cosa accada dietro le quinte.

Lo spettacolo è davanti, quello che si propone nel piccolo schermo. Lì, Myrta Merlino si è beccata più volte l’accusa di faziosità, ma il suo essere di parte – va riconosciuto – è andato in onda in maniera intelligente, sapendo sempre quando dover lasciare spazio a tesi che magari non condivide. C’è differenza, eccome se c’è, con un tipetto come Corrado Formigli.

Semmai, a Mediaset si dovrà cimentare con un’emittente che vanta ascolti molto superiori a La7 e la Merlino – ovunque sarà collocata – dovrà trovare idee capaci di accalappiare telespettatori. Che sul Biscione sono milioni di persone che vanno catturate e portate col telecomando a sceglierti al posto della concorrenza.

Anche perché poi i conti si fanno con la pubblicità che deriva dagli ascolti. Si è molto parlato pure di Rai tra i progetti attribuiti a Myrta Merlino. Ma più fonti affermano che una vera e propria trattativa con il servizio pubblico non sia mai avvenuta. E questo perché – dicono gli amici della giornalista – lavorare nel privato «è ciò che l’ha portata al successo ed è meglio proseguire così».

Poi, vai a capire ciò che è vero in quello che si racconta e si lascia trapelare. Lei resta abbottonata. Per ora, di certo c’è solo che non la vedremo più con la sigla dell’Aria che tira, che magari potrebbe cambiare conduttore e format.

SALE DAVID PARENZO
Si comincerà con la stagione estiva e Urbano Cairo potrebbe cogliere l’occasione per aprire forse uno spazio tv meno “di sinistra”, tanto per “pareggiare” un po’ e respingere l’accusa di essere antigovernativa. All’opposto, l’altra ipotesi di cui si sta discutendo nell’emittente, è la conduzione affidata a David Parenzo, che smentirebbe invece la volontà di mutare linea politico-editoriale nella programmazione di La7. L’importante, per Cairo, è non perdere pubblicità. Alla fine è quello che conta per una televisione che ha dimostrato di saper combattere sul mercato.