Rivoluzioni
Rai, Annalisa Bruchi all'attacco: "Chi sta lì grazie al sistema"
Per il futuro "non sono nulla", ma "sono a disposizione dell'azienda". A dirlo è Annalisa Bruchi, da 26 anni in Rai. Quello della 53enne, conduttrice di Restart, è uno dei nomi sui quali potrebbe puntare la nuova dirigenza per l’annunciato ricambio. Ricambio che arriverebbe dalla maggioranza di governo che chiede una Rai più in linea con il loro sentiment e con il risultato elettorale. "Penso che il servizio pubblico debba mantenere sempre un equilibrio - interviene sulla questione raggiunta dal Corriere della Sera -. Il rispetto del pluralismo è un obbligo previsto dal contratto di servizio. Ci sono stati periodi in cui invece si notava uno sbilanciamento".
Il riferimento, seppur la Bruchi preferisce non fare nomi, è chiaro e si rivolge direttamente alla sinistra: "Non c’è bisogno di fare esempi, tutti sappiamo chi sia l’editore della Rai. Però trovo un po’ ridicolo che si scandalizzino per il cosiddetto spoils system colleghi che magari sono dove sono proprio grazie a questo sistema. Faccio mia la frase attribuita a Ettore Bernabei: nominino due democristiani, un socialista, un comunista e uno bravo".
La voce che circola da settimane sarebbe un vero e proprio colpaccio, se si dovesse avverare, per la giornalista. La sua carriera, d'altronde, è lunga. Tutto ha avuto inizio dopo l’università, quando "ho frequentato un master alla London school of Economics. E per la tesi intervistai Giovanni Minoli, che all’epoca dirigeva Rai3 e conduceva Mixer". Un colloquio azzeccatissimo, visto che la tesi era tutta incentrata sul caso Berlusconi: "Erano gli anni Novanta. Minoli rimase colpito da me: mi offrì di andarlo a trovare, alla fine del mio percorso di studi. Lo feci e mi diede una chance".