Dramma
Gabriel Garko, suicidio e droga: "La mia analista era sorpresa"
"Ci sono stati dei momenti molto duri, molto faticosi. La mia analista era sorpresa che non mi fossi suicidato o drogato". Senza tabù: Gabriel Garko si confessa a Francesca Fagnani a Belve, su Rai 2, lasciando di sasso la conduttrice e il pubblico. "C'è stata una volta in cui ho pensato di farla finita - spiega l'attore, star delle fiction Mediaset tra anni 90 e Duemila -. Ho avuto dei pensieri, perché non mi andava più di andare avanti, ma non avrei mai il coraggio di farlo. Anche nel brutto voglio sempre sapere come va a finire".
Garko ha parlato del "sistema Ares", basato sull'omertà che avrebbe condizionato la vita degli artisti che gravitavano intorno al produttore Alberto Tarallo. E quando la Fagnani gli chiede chi è stato omertoso, Garko risponde: "Si diventava un po' tutti omertosi. Era un sistema e io non ne conoscevo altri. C'era una dose di inconsapevolezza molto forte, è difficile spiegare oggi come si viveva negli anni Novanta, volendo fare questo lavoro, con le regole che esistevano. Se andiamo indietro nel passato ci sono tantissimi miei colleghi molto più famosi di me che hanno fatto anche peggio, non soltanto nel nostro ambiente. Penso che o così o pomì, per fare un lavoro bisognava omettere determinate cose".
C'è anche un aneddoto particolarmente piccante, relativo al set di Senso 45 diretto dal maestro dell'eros italiano Tinto Brass. "Una volta c'era una scena in cui ero nudo ma avevo una calza per coprire le parti intime. C'era una ragazza che doveva simulare un atto orale, e quando Tinto ha dato azione lei girava intorno e diciamo che una reazione c'è stata. Tinto ha chiamato lo stop e ha urlato spruzzino! Ed è arrivata una persona con l'acqua fredda. Io ero in imbarazzo totale, ma sono cose che capitano!".
Qualche mese fa, Garko ha fatto cominig out rivelando la propria omosessualità in tv, spazzando via una volta per tutte i pettegolezzi che gravavano sul suo conto da tempo. La Fagnani gli chiede se le sue fidanzate ufficiali, da Manuela Arcuri a Rosalinda Cannavò, in arte Adua Del Vesco, fossero imposte per motivi pubblicitari: "Era motivo di litigio perché io non volevo. Inizialmente ho detto 'ok, non posso dichiararmi per la mia natura, allora non dichiaro nulla e non voglio fingere', ma purtroppo era così e reggevo". Con la Arcuri, però, "è stata una storia vera".