Merlino e compagni
Alessandro Orsini agita Rai, Mediaset e La7: "Da me ospiti gratis", rovinoso cortocircuito
Qualcuno ci salvi (e subito) dalla retorica de «il buon conduttore non paga mai gli ospiti dei suoi talk show». Da quando infatti è scoppiato il caso del prof. Alessandro Orsini, in tv è un fioccare di Je suis Gratis, ossia di presentatori che sottolineano, con orgoglio, di non pagare nemmeno un centesimo i propri ospiti in studio. Ricapitoliamo velocemente la situazione: il polverone si è scatenato quando è venuta fuori la notizia del cachet di Orsini. Per partecipare a Carta bianca, il professore della Luiss avrebbe incassato 2 mila euro a puntata dalla Rai. Tanti, probabilmente troppi. Solo che, anziché domandarsi "quanto" sia giusto compensare un ospite, si è iniziato a parlare "se" sia giusto pagarli. Come se la professionalità e il tempo altrui non avessero valore. Eppure l'idea del "gratis è meglio" ha finito per prendere piede.
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Della serie: la tv ti dà già molta visibilità, vuoi pure essere pagato? Qualcuno, come Myrta Merlino, ha addirittura scomodato la libertà di pensiero: la partecipazione gratuita «è una piccola garanzia di libertà», assicura. Ora, magari se uno interviene per 30", una volta sola nell'arco di 12 mesi, si può anche pensare a una gratuità (forse), ma se la presenza è costante (e spesso lo è, visto che la compagnia di giro è sempre quella) un compenso sarebbe dovuto. Tra l'altro la brutta abitudine del "gratis è meglio" è diffusa già da tempo in radio, dove in cambio di un parere professionale ti offrono solo... visibilità. Ma dicevamo. In questi giorni è tutto un fioccare di conduttori che rivendicano la partecipazione pro bono Dei. La prima a esporsi è stata Manuela Moreno del Tg2Post che, in chiusura del programma, ha sottolineato: «Ringraziamo i nostri ospiti, che non abbiamo dubbi vengano per il piacere di stare con noi, visto che non sono pagati».
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Poi è stata la volta di Myrta Merlino, su La7: «Tutti i miei ospiti vengono qui sempre e solo gratuitamente», ha precisato in diretta la conduttrice de L'aria che tira, «Sono 10 anni che facciamo un talk tutte le mattine, non ho mai pagato neanche un ospite». Diversamente, spiega, «sarei già chiusa» lasciando intendere che i costi sarebbero stati insostenibili. Ah, ecco. Poi però la nostra fa anche tutto un discorso su gratuità sinonimo di libertà, precisando che «non esiste mai un rapporto privilegiato con un ospite o con un altro. Non mi faccio maestra e non giudico nessuno, ma è un'esperienza che andava raccontata». Ma siamo davvero sicuri che sia una scelta da emulare, a maggior ragione di questi tempi dove il lavoro è una merce rara e il potere contrattuale delle persone è ridotto a zero?