Pentita

Reddito di cittadinanza, Orietta Berti "grillina" pentita: "Ma che roba è? Pagati per...". Di Maio umiliato

Anche Orietta Berti, ex simpatizzante del Movimento 5 Stelle, si scaglia contro il reddito di cittadinanza. Intervistata dal settimanale femminile Intimità, la star del tormentone Mille e mito della musica leggera italiana, nonché ospite fissa di Fabio Fazio a Che tempo che fa su Rai3, si sfoga riflettendo sulle problematiche dell'Italia del 2021, tra lavoro che non c’è sussidi che "anestetizzano" i più giovani.

 

 

 

 



"Adesso Draghi promette che ci saranno maggiori controlli, ma c’è gente che se n’è approfittata - accusa l'ugola di Cavriago, 78 anni portati alla grande, riferendosi alle truffe sull'assegno grillino -. Dovevano indagare prima invece sono stati dati soldi a gente che non ne aveva bisogno. La verità è che dobbiamo tirarci su le maniche e lavorare". "Il lavoro ci fa sentire più forti, più onesti, ci dà dignità - è il suo messaggio -. Io non prenderei mai dei soldi per stare seduta su una poltrona a guardare la televisione dalla mattina alla sera. Ma che roba è questa? Un problemone di sicuro". E tanti saluti a Luigi Di Maio, in cui la Berti confidava di sperare per il futuro dell'Italia qualche anno fa, quando i 5 Stelle arrivarono per la prima volta al governo. Una fiducia evidentemente mal riposta, se la loro misura bandiera, il reddito di cittadinanza appunto, si sta rivelando uno spreco di risorse economiche nel migliore dei casi, una fonte di truffe e raggiri nel peggiore. 

 

 

 

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Il pensiero della Berti si avvicina a quello dell'attrice Claudia Gerini, secondo cui il reddito altro non è che "una paghetta". D'altronde, è di poche ore fa la notizia di una nuova maxi-truffa da 60 milioni di euro scoperta dalla Guardia di finanza, che ha portato all'arresto di 16 persone e la denuncia per 9mila furbetti: una banda di romeni spalleggiata da italiani era riuscita a ottenere l'assegno accreditandosi con l'identità di ignari cittadini romeni residenti spesso all'estero. E il responsabile dell'ufficio, dietro il compenso di 10 euro per ogni pratica evasa, faceva finta di nulla oppure veniva minacciato.