Al timone

DiMartedì, Giovanni Floris: "La mia più grande paura". A poche ore dal ritorno, la confessione sul "dramma" televisivo

"Fare la domanda che serve è la formula di DiMartedì , questo è il mio tratto politico". Giovanni Floris spiega così la sua idea di giornalismo nel talk che ritorna da oggi, martedì 7 settembre, in prima serata su La7. "La mia paura più grande è risultare impreparato, ma è anche la mia fortuna, perché mi costringe a studiare tantissimo", ammette al Corriere della Sera.

 

 

 

Per Floris lo stato di salute dell'informazione in Italia è buono: "L'offerta è ampia, i conduttori sono più forti perché sono tante le bocche dell'informazione. Ormai anche i politici lo sanno e non mettono veti sulla presenza degli ospiti. Non vuoi Sallusti o Travaglio? Benissimo, faccio io la domanda scomoda che ti avrebbero fatto loro. A me non costa nulla chiedere quello che un politico vuole evitare, da destra o da sinistra", specifica parlando della difficoltà di avere sempre un dibattito equo in studio.

 

 

 

Si dice scettico sui social: "Sono un mondo parallelo che aderisce poco alla realtà". E poi svela qualche piccolo segreto sulla nascita del programma come il nome stesso: "Mettere nel titolo il giorno della messa in onda è il modo più sicuro per ricordare l'appuntamento". Infine la sua bussola: "La verità va inseguita nei dati di fatto, non nelle dichiarazioni di principio", conclude il giornalista.