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Rai, tagli alle trasferte con il Papa: "Fine dei privilegi", la rivolta dei vaticanisti
A loro modo sono una Casta nella casta. Perché nel mondo della Rai i vaticanisti godono di vantaggi molto invidiati dai colleghi dei telegiornali, non certo maltrattati dall’azienda. Per questa ragione stupisce, e non poco, la rivolta dei vaticanisti della Tv pubblica contro i tagli decisi dal vertice di viale Mazzini, relativamente alle trasferte in occasione dei viaggi del Papa. Missioni per le quali ogni testata invia il proprio vaticanista, mica uno solo per tutta la Rai, sia chiaro. La protesta è espressa in una lettera indirizzata all’amministratore delegato, Carlo Fuortes, alla presidente Marinella Dolci, e agli altri componenti del Cda.
Non solo. Visto che la questione sembra essere di primaria importanza, i vaticanisti della Rai hanno scritto anche al direttore generale Alberto Matassino, alla responsabile dell’offerta informativa Rai, Giuseppina Paterniti Martello, al responsabile di Rai Vaticano, Massimo Milone, ai direttori di Tg1, Tg2, Tg3 e RaiNews24, e per conoscenza ai Cdr delle stesse testate e al segretario dell'Usigrai, Vittorio di Trapani. La lettera porta la firma (in ordine alfabetico) dei giornalisti Rai accreditati presso la Sala Stampa della Santa Sede: Stefano Belardini, Marco Clementi, Luigi Conti, Vania De Luca, Raffaele Fichera, Alessandro Hielscher, Ignazio Ingrao, Patrizia Sara Nesci, Maria Rita Pasqualucci, Massimo Pinzauti, Enzo Romeo, Marco Sanga. Con la lettera si manifesta ai vertici del servizio pubblico “la viva preoccupazione per la decisione della Rai di avviare un turn-over delle trasferte per i viaggi del Papa. Il sistema di lavoro fin qui portato avanti per la copertura di questi eventi è tra i più solidi e collaudati. Modificarlo senza un progetto alternativo che consenta adeguata copertura a ciascuna testata presenta notevoli rischi, anche in vista dei prossimi importanti appuntamenti, a cominciare dal Giubileo del 2025”.
Insomma, nessuno vuol restare a casa, e nessuno è disposto a fare i turni come logica vorrebbe, dovendo razionalizzare i costi. No, ognuno per conto suo e l’abbonato paga per tutti. I vaticanisti della Rai sostengono pure che, con i tagli, si produce “un indebolimento dell'impegno della Tv pubblica in questo ambito”, tale da lasciare “campo libero ad altre realtà private, che già stanno cercando di sostituirsi alla storica presenza Rai, da sempre partner privilegiato del Vaticano”. Per questo “consideriamo il blocco della trasferta di alcuni di noi a Budapest e in Slovacchia un precedente pericoloso, seguendo un trend già visto in altre aziende radiotelevisive, dove oggi i giornalisti sono ridotti - prosegue la lettera - a seguire gli eventi papali esclusivamente in redazione e al computer. Tutti possono comprendere l'enorme valore aggiunto che dà l'inviato sul posto rispetto al redattore che deve seguire l'evento dal desk. La decisione ci appare ancor più inopportuna considerato il basso costo della suddetta trasferta e il fatto che la Rai in questi casi ottiene dei ricavi offrendo le proprie immagini al circuito dell'Eurovisione. Ci chiediamo: visto che ogni Testata ha un suo budget, perché non lasciar decidere ai Direttori, nella loro autonomia, come spenderlo?”. Insomma, giù le mani dai privilegi e da un sistema collaudato, dove non conta la qualità ma la quantità. Tanti inviati per lo stesso servizio ha ancora senso? Per i vaticanisti, si. Per questo hanno già scomunicato il nuovo vertice aziendale.