Vecchie ossessioni

Teo Teocoli, il dramma privato: "Le donne sono state una malattia, per fortuna ne sono uscito"

Spegne 80 candeline Teo Teocoli. Un traguardo di cui va fiero, anche se da giovane "mi spaventava. A Milano quando devi dire se uno è in grado o meno di fare una cosa, si ripete sempre 'l’ha minga ottant’ann…'. Oggi invece mi scopro tranquillo". Nessun rimpianto, la sua - racconta a Il Giorno - è stata una vita felice. "Ero bello, alto, ballavo bene. Quando una mi piaceva andavo dritto, mi dimenticavo di tutto il resto". Proprio per questo "le donne sono state una malattia, numeri esagerati. Per fortuna ne sono guarito, piano piano". Al suo fianco dall'89 Elena Fachini. E proprio alla moglie e alle figlie va il suo pensiero: "Vorrei fossero a posto. Per il resto sono sereno".

Per quanto riguarda il bilancio lavorativo, invece, il comico ricorda l'imitazione di Adriano Celentano. "Una benedizione - la definisce - che si è trasformata col tempo in una maledizione. Rimani bloccato nella maschera, ci avrò fatto seimila spettacoli". Negli anni tra i due è nata anche un'amicizia: "Ci siamo aiutati spesso, c’è stato in tante cose belle. E anche in un paio di casini". Un esempio? "Quando non gli andava di fare qualcosa diceva agli impresari di proporla a me, come al Festival di Napoli. Con Hair avevo un ruolo bellissimo ma furono anni di lavoro durissimo".

 

 

Proprio Celentano gli impedì di registrare "Nessuno mi può giudicare", poi cantata da Caterina Caselli: "Lui l’aveva rifiutato, non gli piaceva. Miki Del Prete, l’autore della canzone, provò a farmela registrare negli studi della Phonogram in piazza Cavour. La incisi di notte, venne benissimo. Ma Adriano la sentì e disse che voleva che non se ne facesse nulla, che quella canzone non avrebbe venduto neanche un disco. Peccato che divenne il simbolo di quegli anni".