Promossi e bocciati
Sanremo 2025, il pagellone finale: la spocchia di Tony, il mito Righeira e Conti-robot vincente
Eccoci qui con le consuete pagelle di fine Festival, tutte rigorosamente in ordine sparso e senza un vero perché.
IL POST-AMADEUS: 9 Non era mica semplice raccogliere la patata arroventata dopo un quinquennio di trionfi. Perché Amadeus ha fatto cose enormi e sarebbe sciocco e ingiusto non riconoscerlo. Trovare un successore disposto a immolarsi sembrava missione semi-impossibile. Dopo lunga ricerca hanno trovato il tele-martire, Carlo Conti, aziendalista fatto e finito che per tutti “si schianterà” e, invece, con le sue idee e il suo stile si è stra-guadagnato la pagnotta. Per il buon Carlo trattasi di quarant’anni di mestiere in casa Rai: si sono visti tutti.
COMA_COSE: 7+ Tre partecipazioni nelle ultime sei edizioni e, ogni volta, un “abito” diverso. Innovativi dal punto di vista delle scelte musicali, del look, dell’impostazione e della capacità di portare brani che – piaccia o non piaccia – resistono più degli altri. Prima o poi sbaglieranno un Festival, di sicuro non hanno sbagliato questo.
LA PUNTUALITÀ: 3 La puntualità è stata la grande protagonista della 75esima edizione, Carlo Conti l’ha fatta diventare il suo primo comandamento. Le sue promesse pre-Festival (“terminerò presto”) sembravano bugie fatte e finite, lui ha combattuto come una iena per zittire gli scettici: ha strappato microfoni, allontanato disturbatori, tagliato monologhi e, durante l’ultima conferenza, si è dovuto scusare: «Purtroppo venerdì abbiamo sforato di 6 minuti per far ricantare Bresh, ma non è colpa mia». Ti perdoniamo Carlo, ma che non si ripeta più.
GLI ASCOLTI: 9 L’edizione 2025 ha battuto i brillanti record di Amadeus sia nella prima che nella seconda serata, oltre ad aver frantumato quelli della quarta (70,8% di share e 13,6 milioni, miglior risultato dal 1997). Al netto del giudizio soggettivo che ognuno di noi può avere (è mancato un po’ di cazzeggio?) certi numeri sono incontrovertibili (e fanno un po’ venire i brividi).
DELIRIO CITTADINO: 2 Sanremo da qualche anno – e quest’anno anche di più – si è trasformato in un centro di raccolta per qualunque genere di delirio: ci sono i sosia, gli amici degli amici che si credono importantissimi, pochissimo spazio vitale, gli angoli di città brandizzati a tappeto, ovunque domina l’assalto per accaparrarsi i gadget di Marcella Bella e degli altri 28 artisti, la gente canta dappertutto (e ci mancherebbe) ma il problema è che non sa cantare, in moltissimi si sentono più importanti di Pippo Baudo solo perché hanno un pass mala realtà è che chiunque ha un pass, la buona educazione è ridotta ai minimi termini. Mancava solo Rita De Crescenzo, anzi no, c’era pure lei.
LA SERATA DELLE COVER: 10 La serata delle cover è un’invenzione geniale che, ormai, funziona “a prescindere”. È il Natale della musica italiana, un insieme di esibizioni inedite - una più bella dell’altra -, il meglio del meglio dell’Italia canterina che sa esaltare se stessa e ri-arrangiare come nessuna. ‘Na bellezza.
NEFFA: 8 Nel corso della settimana, sul palco dell’Ariston, si sono alternati artisti in quantità industriale, tutti più o meno famosi. Uno lo abbiamo visto per due-minuti-due, nella serata delle cover. Si chiama Neffa, ha cantato Aspettando il sole, non lo vedevamo da un po’, ci siamo ricordati il significato del termine “icona”.
TOPO GIGIO – LUCIO CORSI: 10 Lucio Corsi lo conoscevano in pochi, ha conquistato tutti, ha dimostrato di essere un “artista” nel senso più bello del termine. La sua purezza è tangibile, la sua genialità si è manifestata il giorno in cui ha detto «duetterò con Topo Gigio». Il resto lo ha fatto lui, Gigio.
TONY EFFE: 1 A un certo punto del suo pezzo, canta così: “...cosa direbbe Califano”. Non lo sappiamo, forse “Non escludo il ritorno: scappa”. Bullo più per atteggiamento che altro, cantante pure. Così in conferenza: «Sono sette anni che sono a Milano e, devo essere sincero, non sto bene.
Lo devo fare per lavoro. Quando potrò tornerò a Roma». Ce ne faremo una ragione.
JOHNSON RIGHEIRA: OLTRE L’altra metà dei Righeira si presenta con occhiale mono-lente modello assassino e, insieme ai Coma_Cose, piazza l’antica hit Anni 80 L’estate sta finendo. A esibizione archiviata gli chiedono: «Che occhiale incredibile! Chissà quanto costa». E lui: «Tre euro dai cinesi, nel prendo venti alla volta». E poi: «Il duetto è andato benissimo, ma sono arrivato sul palco un po’ incazzato. Mi hanno fatto girare la maglietta al contrario, mi hanno detto che non si poteva mettere per la scritta “Se ti conosci ti eviti”. Sono delle magliette mie. Era una maglietta simpatica, non stiamo parlando delle scarpe di Travolta...». Oltre.