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Drammi, malattie, gossip: le sette vite di Fedez
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La vita del signor Federico Lucia è una roba strana. Strampalata. A tratti grottesca. Molto “italiana”, nel senso che ‘sto minchionello non fa altro che collezionare casini e noialtri non facciamo altro che sguazzarci. E Federico Lucia – avviso agli ignari plutoniani – altri non è che Fedez, cantante, imprenditore, influencer della malora, appassionato di rogne, marito di Chiara Ferragni che ora è “ex” e domani chi lo sa, ma anche papà amorevole, giudice di X Factor, produttore strafottente che a volte fa il duro come i peggiori bulli del liceo e altre volte è sensibilone come un cucciolo di panda abbandonato nella foresta.
DISSING IN RIMA
E, ancora, è l’arrogante che ti urla in faccia, lo sfortunato che a soli 35 anni ha già affrontato le rotture di balle della malattia – quella brutta -, il tamarro che va in discoteca, limona duro e magari infiocchetta il tutto con una bella rissa tra sorboniani, poi organizza il dissing in rima con il nemico di turno e nel frattempo porta avanti un podcast di successo, quindi crea qualche casino politico dicendo cose a caso, slinguazza suo malgrado in diretta sanremese, manda all’aria il podcast di cui sopra e a quel punto l’ex socio lo prende per il culo e “dillo alla mamma, dillo all’avvocato”, in più se gli gira veste i panni del benefattore e anche lì in un modo o nell’altro finisce per generare casini indicibili.
Federico Lucia è quel genere di persona che puoi amare o detestare, difficilmente ignorare, perché anche se dici “non me ne fotte” poi in realtà per qualche motivo finisce che tua zia, tuo cugino, il lattaio o mia nonna te lo buttano sul piatto e qualcosa dovrai pur dire. «Hai visto l’ultima di Fedez?». E tu: «Fedez mi sta sul cazzo» o «Fedez non è mica scemo» o «Fedez prima o poi finirà malissimo» o altro ancora. La cosa curiosa della faccenda – e poi veniamo al punto – è che con siffatta specie di essere umano è quasi impossibile che uno riesca a mantenere una posizione ferma e immutabile, perché magari un giorno ti sembra il peggio che il Belpaese possa offrire e «povera Italia in che mani siamo...» e quello dopo ti viene il ripensamento e «non è mica scemo ‘sto qui».
Ecco, il punto. Il punto è che il piccolo Giamburrasca tricolore si è presentato all’Ariston nel pieno dei deliri gossippari e psico-fisici (sta mica bene, almeno in apparenza). E allora ti aspettavi chissà quale altro casino e ci avresti scommesso persino delle lire, soprattutto dopo averlo visto spuntare con lenti a contatto nerissime tipo gufo reale. E invece no, costui è sbarcato in riviera e con sé ha portato la sua migliore maschera pirandelliana, quella dell’uomo ferito e in difficoltà che chiede solo di poter dire la sua, cucciolo. E la sua te la racconta attraverso i versi di un brano, Battito, che è un bel pugno nello stomaco, una canzone d’amore in cui la donna rappresenta la depressione, il racconto introspettivo di un malessere piuttosto evidente che, però, messo in note arriva decisamente a bersaglio.
SOTTO I RIFLETTORI
E chissà se questa volta ci sta raccontando una storia vera o solo quella che vuole far passare, ma il dato di fatto è che passaggi come «Ti porterei in terapia/ Solo per farti capire/ il male che fai» o «Spero che sia un’amnesia/ Spengo la luce e mi vieni a trovare/ Fluoxetina, poca saliva» colpiscono assai. Federico Lucia sa quel che fa, anche quando pare allo sbaraglio o in totale delirio d’onnipotenza. Del resto il suo unico obiettivo è sfruttare al massimo qualunque fascio di luce sparata dai riflettori e restare perennemente al centro della scena. Piaccia o non piaccia ci riesce sempre, genera traffico, moltiplica i maledetti “cuoricini” cantati dai Coma_ Cose che oggigiorno – argh – sono ragione di vita per tanti, troppi, quasi tutti, anche quelli che non lo ammettono. «Ma io proprio non lo sopporto», dice Tizio. E comunque continua a parlarne.
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